Non bastasse il Covid per Terni c’è un altro rischio: un secondo dissesto in Comune

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Terni palazzo spada fase 2 dissesto

Non un attacco alla maggioranza, ma un’offerta di disponibilità. Così i gruppi di minoranza al Comune di Terni (M5S, Pd, Senso Civico, Terni Immagina) hanno etichettato la loro iniziativa. Una conferenza stampa – naturalmente on line – per richiamare l’attenzione su una questione pericolosa: il Comune di Terni rischia un secondo dissesto. Parere delle minoranze. Un evento che sarebbe “una pietra tombale posta sopra la città” ha commentato Francesco Filipponi, capogruppo Pd.

Di quale questione si parla? Tornano in ballo quei dodici milioni di euro anticipati dal tesoriere comunale (Banca Unicredit)  nel 2017 e che andavano comunque restituiti nel giro di un anno. Vale a dire entro il 2018. E’ forse dipeso dal fatto che quel 2018 è stato un anno tanto vivace: tra dimissioni del sindaco e della giunta di centrosinistra , gestione commissariale, campagna elettorale, insediamenti di assessori nominati, poi revocati e sostituiti, surroghe, salti della quaglia tra i banchi del consiglio comunale, migrazioni, dichiarazioni di ineleggibilità, guai giudiziari per alcuni consiglieri eletti, gente in qualche caso abituata a dimenticare di far fronte alle richieste degli uffici tariffari di quello stesso Comune che volevano – loro! – finalmente togliere dalle grinfie di una banda di inconcludenti o uomini di malaffare…  beh, uno può anche dimenticarsi qualcosa.

Così è successo. Quei soldi, quei 12 milioni, non sono arrivati a chi li aveva in pratica prestati al Comune.  La dimenticanza, della nuova giunta comunale, è stata relativa a una norma che prevede che quel debito andava incluso nel bilancio ordinario dell’ente. Così fu illustrato da organi tecnici consultivi dello Stato. Nelbilancio ordinario e non in quello dell’organismo straordinario di liquidazione, Osl. Il quale Osl ha la prerogativa di assumersi i debiti e trattare con i creditori che si vedranno soddisfatti , ma dovranno rinunciare a qualcosa. In genere e nella fattispecie comunque, al 40% di quello che spetta loro.

Insomma: uno anticipa di tasca 12 milioni di euro, e se ne vede restituire 8. Mica gli viene tanto da ridere! Tanto è vero che Unicredit Banca ha citato in giudizio il Comune di Terni sostenendo per l’appunto, che quei dodici milioni dovevano essere ascritti al bilancio ordinario dell’ente il quale, come recita la regola della bazzica, avrebbe dovuto restuirli entro il 2018. Quei soldi, quei dodici milioni restano quindi un debito e siccome non sono scritti in bilancio, diventerebbero – a lume di naso – dei famigerati debiti fuori bilancio.

Dove avrebbe preso  quei soldi il Comune in caso avesse onorato fino in fondo il proprio impegno? Dalle entrate  da tasse e tariffe comunali (tari e via dicendo) che anche alcuni neo consiglieri avevano contribuito ad accumulare versando finalmente quel che dovevano da cittadini ternani ed aggiungendovi per di più gli arretrati che in qualche caso erano abbastanza consistenti visto che c’era chi aveva dimenticato – aridanga! – di pagare circa diecimila euro al Comune ed aveva anche la spudoratezza di fare lo spiriitoso. Tutti in regola per evitare l’ineggibilità e qualche guaio giudizirio più grave per la faccenda dell’aver a suo tempo dichiarato il falso, anche se poi il puzzle andò a posto..

Gente scordar ella, quindi.  Fattostà che la dimenticanza intorno ai 12 milioni che non sono andati a gravare sul bilancio ordinario hanno permesso di raspare nei cassetti 13 milioni e qualche centianio di migliaia di euro di mutui residui per fare “i belli”: comprare benzina per le motoseghe, catrame per otturare alcune buche, vernice bianca per disegnare le righe per terra (vernice tra l’altro di scadente qualità se già da un pezzo non resta traccia di molte strisce pedonali o frecce direzionali).

 “Adesso non mettiamoici a dire perché sperro che non sia così che il bilancio 2018 sia stato dopato – precisa Luca Simonetti, del M5S – e che magari quei soldi sono finiti nella campagna elettorale di qualche assessore poi approdato ad altri lidi” (Chi sarà?). Ma per carità! Chi ci pensa? Anche se qualcosa del genere fu detto da qualche assessore dimissionato in tutta fretta (leggi Francescangeli), o da rappresentanti politici esautorati e costretti a spostarsi in altre formazioni (Fiorini).

Tant’è. L’iniziativa dei gruppi di minoranza assunta lunedì mattina ha altri scopi, come dice il capogruppo di Terni Immagina Paolo Angeletti: “E’ l’offerta di una disponibilità a trattare un tema molto importante, che interessa direttamente il futuro della città, E’ urgente discuterne, serenamente e con spirito costrtuttivo tra maggioranza e opposizione”. E così sia. Loro, le opposizioni, si aspettano un cenno di assenso dalla maggioranza. E alla svelta.

La faccenda, che si trascina da mesi, è diventata, a quanto sembra, urgente. Specie dopo che per un caso molto simile ( riguardante il Comune di Bacoli, in Campania) l’Ufficio di consulenza risanamento degli enti locali del Ministero degli Interni, specifica che l’anticipazione di cassa da parte del tesoriere va iscritto non bel bilancio dell’Osl, ma in quello dell’Ente. Si tratta di un documento recentissimo che fa suonare un campanello di allarme “a meno che – sottolinea Simonetti – loro, ossia la giunta, non abbiano informazioni più dirette e recenti di cui non ci hanno informato”.

Potrebbe accadere che arrivi una messaggio della Corte dei Conti la quale potrebbe chiedere da un momento all’altro conto –per l’appunto – al Comune di Terni di quei 12 milioni ballerini, più 600mila euro di interessi, pena un nuovo dissesto finanziario. In quel caso il Comune avrebbe un mese di tempo per metterci una pezza. “Se quei residui di mutui li avessero usati con più prudenza – commenta Alessandro Gentiletti di Senso Civico – si sarebbe più tranquilli”. Ma così non è. E allora? “Rischiamo la fine di Montefalco – spiega Francesconi – che per un debito di 4 milioni e mezzo sarà costretto a dichiarare dissesto”.

In conclusione, quindi, cosa vanno cercando le opposizioni ternane? “Vorremmo che si capisse che la questione è seria e urgente, che la discussione va avviata alla svelta. Che non è più il momento di nascondere le cose sottoo una maschera di arroganza e giustificando la propria incompetenza dietro l’atteggiamento snob del “non c’è motibo di preoccupoarsi” o  affermando che la colpa è di altri”. Perché bel si sapeva che cosa era accaduto si sapeva che le responsabilità erano di coloro che sono stai puniti nelle cabine elettorali, ma chi si candidava a mettere le cose a posto doveva aver piena consapevolezza di quel che lo aspettava.

Ormai non è più il caso di perdere tempo ad individuare il colpevole di una problena. Pare invece che sia arrivato è il momento di intervenire seriamente per risolverlo quel problema. D’altra parte la differenza tra fra il far propaganda e far politica sta tutta qui.