La motivazione per cui si procedette all’intervento fu la considerazione secondo la quale la crescente produzione di acciaio potesse favorire la nascita di piccole e medie imprese che valorizzassero la disponibilità di personale specializzato e la possibilità di avviare un sistema di seconde lavorazioni utilizzando i semilavorati delle acciaierie e realizzando così un alto valore aggiunto.
Acquistato il terreno la Giunta della Camera di Commercio, allora presieduta da Angelo Alcini, affidò a consulenti specializzati di Milano uno studio di marketing che illustrasse le prospettive delle piccole e medie imprese ternane. I risultati dello studio furono resi pubblici nel corso di un convegno di respiro nazionale cui presero parte il ministro delle Partecipazioni Statali dell’epoca Giorgio Bo e dell’onorevole Franco Maria Malfatti in rapprentanza del ministero per l’Industria e il Commercio.
Mentre andavano avanti i lavori di urbanizzazione primaria ed essenziale nei quindici ettari del quartiere industriale di Sabbione, la Camera di Commercio mise a punto anche una serie di incentivi che andavano dai contributi sugli interessi per mutui a medio termine a contributi in conto capitale e alla cessione di aree a condizioni fortemente facilitate. 46 furono le aziende ternane che presentarono domanda per accedere agli inventivi. Di esse ne vennero ammesse quindici: sei operavano nel settore metalmeccanico, tre in quello della fabbricazione edilizia e del cemento, tre nel campo del legno e delle materie plastiche, tre nella produzione di maglieria, saccheria e affini.