Foligno, un suicidio complicato dopo una vita squallida

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Un suicidio complicato nella sua esecuzione quello messo in atto da un muratore che abitava da undici anni da Foligno. Così arzigogolato che nemmeno il cronista riuscì a spiegare bene: in pratica aveva legato con un fil di ferro il grilletto di una vecchia pistola. Quindi lo aveva fatto passare in un gancio, fissato al muro, s’era puntato la pistola al cuore ed aveva dato uno strattone al fil di ferro. Morto all’istante. Era il 7 agosto 1947.

A Giuseppe, muratore che da undici anni viveva a Foligno, piacevano le faccende complicate. Così come il turpe ménage familiare che aveva instaurato dopo essersi separato dalla moglie.

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A Foligno viveva con la nipote Gorizia, figlia di sua sorella.  Gorizia era vedova ed aveva con lo zio una relazione stabile. Nacquero tre bambini. Ad un certo punto zio, nipote e figli si erano trasferiti a vivere in casa del padre di lei, e cognato di Giuseppe. Lì però c’era anche un’altra giovane: Ida, sorella di Gorizia, ed anch’ella nipote di Giuseppe. Aveva solo quindici anni, ma il muratore, invaghitosene, la sedusse, ampliando così un ménage familiare che diventava ancora più complicato. Sembra che tutti vivessero però tranquilli: Giuseppe, il cognato, le due figlie di questi e nipoti di Giuseppe, nel contempo pure madri dei cinque figli del muratore. Anche Ida, infatti, ebbe due bambini con Giuseppe che ne era il padre e contemporaneamente il prozio. Altro che vita complicata, otre che squallida!  Lui, comunque, lavorava e manteneva tutti. E sembrava soddisfatto.

A rompere quella sorta di armonia, arrivò però un fatto inatteso. Ida, che per Giuseppe era la “favorita”, s’innamorò di un altro e si rifiutò di avere rapporti con lo zio-amante e lui, disperato, si sparò al cuore in quel modo così compliato.