Due punti fondamentali per il lavoro: la formazione e la riduzione dell’orario

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di GIOCONDO TALAMONTI*

gIOCONDO tALAMONTI

A seguito della pandemia il lavoro si è orientato alla tecnologia, all’innovazione digitale della fabbrica, alla sostenibilità ambientale, ma soprattutto si è rivolto all’analisi di prospettiva che riguardano il sostegno alle imprese, insieme al futuro dei lavoratori e della classe dirigente. Il tema del sostegno alle imprese dopo la crisi pandemica è cruciale per una ripresa fluida dell’economia, ma in questo periodo c’è bisogno più che mai di maestranze capaci e preparate, che abbiano conoscenza dei problemi e di come affrontarli.

L’istruzione e la formazione diventano sempre più centrali per una classe dirigente che dovrà essere all’altezza dei tempi e che dovrà fare necessariamente un cambio di marcia culturale. La Scuola, l’Università, le Aziende devono fare ciascuna la propria parte nella consapevolezza che la cultura del lavoro e della salute (tutela della sicurezza e della salute dei lavoratori, prevenzione sul lavoro e ambienti sani e sicuri) si acquisisce a scuola, si fortifica all’Università e si irrobustisce con la pratica quotidiana in Azienda.

Il questo momento le forze politiche non stanno ponendo il dibattito sul lavoro nella preminenza che merita, sulle sue problematiche e sull’orario a cui le nuove tecnologie ci chiamano a riflettere, sottovalutando il fatto che un cambiamento d’orario potrà essere la soluzione ai mille inconvenienti posti dalla pandemia. In vista di tutto ciò, è bene fare delle ipotesi: ridurre la settimana lavorativa a quattro giorni, ridurre gradualmente l’orario di lavoro, portandolo a 24/30 settimanali; attivare un progetto-pilota sperimentale.

Tale riduzione dell’orario lavorativo, senza però alcuna alterazione dello stipendio, avrebbe effetti positivi sul benessere psico-fisico dei dipendenti, senza considerare che una settimana lavorativa più breve può persino aumentare la produttività. Le conseguenze occupazionali sono di totale evidenza: aumentare i posti di lavoro
per i giovani e riempire quelli che la tecnologia diminuisce. L’obiettivo è anche quello di riuscire ad avere più tempo libero e una maggiore vivibilità sociale, tenendo conto che l’età pensionabile si è alzata e va verso i 70 anni.

I giovani avrebbero bisogno di ottimismo e prospettive che consentano loro di mettere su famiglia, avere
dei figli e vivere più serenamente con effetti sulle nascite il cui contenimento è essenzialmente rappresentato dalla precarietà del lavoro. Anche Papa Francesco è intervenuto sull’argomento chiedendo ai governi orario di lavoro ridotto e salario universale (Corriere dell’Umbria del 17 ottobre 2021).

L’Associazione Politico-Culturale “Enrico Berlinguer” intende contribuire al dibattito partendo dal nostro ordinamento di riferimento D.Lgs. n. 66/2003, che ha dato attuazione a due fondamentali direttive comunitarie la 93/104/CE e la 2000/34/CE (principi cardine in materia di organizzazione dell’orario di lavoro). È da qui che
dobbiamo ripartire, da un quadro di riferimento per affrontare un tema di così stringente attualità.

L’Associazione sa quanto è difficile affrontare un argomento già all’attenzione dei sindacati, ma il tempo si è ridotto e la società chiede risposte. L’efficacia della riduzione dell’orario dipenderà moltissimo dalle modalità concrete con cui verrà attuata, ma la discussione è estremamente necessaria per concepire una visione diversa del futuro occupazionale dell’Italia e dell’Europa.

*Presidente Ass.Berlinguer, Terni