Terni, sindaco sotto stress. Il Pd serra i ranghi: “Urgente costruire un’alternativa”

Quando si dice la forza dei nervi distesi. Il fatto è che proprio quella sembra venir meno nel sindaco di Terni Leonardo Latini che, saputo della convocazione di una conferenza stampa da parte del gruppo consiliare del Pd a Palazzo Spada, prova a giocare d’anticipo. E perdendo l’à plomb solito, affida al sito del Comune una dichiarazione di fuoco. “Il Partito Democratico e le sue varie articolazioni devono solo stare zitti e vergognarsi: vent’anni di disastri amministrativi, di caos e faide interne, parlano per loro – scrive il sindaco – Hanno distrutto la città, creato milioni di debiti, gettato Terni nel dissesto economico con conseguenze pesantissime per i cittadini: tasse locali al massimo, tariffe aumentate, servizi limitati, macchina amministrativa disarticolata e inefficiente, una città allo sbando, umiliata e messa da parte dalle scelte oligarchiche delle varie correnti di partito. Hanno chiuso il Teatro Verdi, la Fontana di Piazza Tacito, il Parco Cardeto; hanno lasciato strade dissestate con buche ovunque, scuole e edifici pubblici fatiscenti, hanno garantito servizi e diritti sempre e solo ai soliti noti. Poi se ne sono andati con la coda tra le gambe, dopo vicende giudiziarie ancora in corso e soprattutto lasciando mine innescate dovunque per mettere in difficoltà chi sarebbe venuto dopo di loro”.

E giù con una serie di accuse. Le solite. E con l’elenco di quel che la Giunta ternana sta facendo, per poi rincarare la dose: “Intanto però i vertici locali del Pd, invece di vergognarsi per quello che hanno fatto, invece di cercare di capire i loro errori, di scusarsi con i ternani, continuano a parlare, a convocare conferenze stampa e incontri per polemizzare sul nulla, per lanciare fango, per creare confusione, con gli stessi metodi che hanno usato per anni all’interno del loro stesso partito, nelle loro lotte intestine per il potere, cercando di impedirci di ricostruire la città dalle macerie che hanno creato. Non ci riusciranno. Sono destinati a scomparire. Ma prima li chiameremo a rispondere in tutte le sedi per quello che hanno fatto a Terni”. “I cittadini ci hanno dato il loro voto per cambiare un sistema che dentro il PD ha le proprie radici. Quel sistema sente ora prossima la sua fine e ci ha dichiarato guerra. E noi siamo qui per combattere con la legittimazione dei cittadini, per la democrazia, con il convinto appoggio del Governo, dei nostri ministri e di un consenso popolare crescente e inarrestabile ovunque nel Paese e in Umbria. Non ci tireremo certo indietro per le falsità e le intimidazioni: ci vediamo nella mischia!”.

Un attacco virulento. Parole dure, istituzionalmente non del tutto corrette – anche questo non s’era visto mai – che non sembrano nemmeno farina del suo sacco per la “passione” che vi traspare e che sembra, francamente, un’iniziativa spropositata, specie in un uomo come Leonardo Latini, sempre pacato e corretto, sostenuto e spinto alla poltrona dietro al tavolo a ferro di cavallo di Palazzo Spada da un movimento che sembrava non lo avrebbe mai abbandonato. Un sindaco che sembra non conoscere che esistono regolenon scritte che vanno rispettate anche nella dialettica politica. La condizione di chi si sente tralasciato, abbandonato, in qualche caso calpestato spesso provoca una deflagrazione paragonabile a quella di una pentola a pressione e può spingere ad accogliere consigli non sempre costruttivi.

Quali difficoltà attraversa l’amministrazione comunale ternana? E’ questa la domanda che si sono posti quelli del Pd che la conferenza stampa – ovvio – l’hanno fatta ugualmente. Ed è servita per mandare un segnale importante, di unità d’intenti e questa è la novità. A parlare non c’erano solo i tre componenti del gruppo consiliare, Francesco Filipponi, Valdimiro Orsini, Tiziana De Angelis. C’era tutto il partito: da Walter Verini, deputato di peso, ai vertici di ogni grado: il segretario regionale Gian Piero Bocci, quello provinciale Paolo Silveri, quello comunale senatore Leonardo Grimani; il vice presidente della Regione Fabio Paparelli, il sindaco di Narni, Francesco De Rebotti e non mancava, pur se non ha preso la parola, Paolo Angeletti, che fu il candidato sindaco appoggiato dal Pd e ora consigliere comunale con Ternimmagina: “Sono qui – spiega- perché piacevolmente invitato, ma soprattutto, perché mi sento vicino a questo partito bistrattato e vituperato, dal Sindaco, perché i miei valori di sinistra mi accompagnano continuamente nella mia vita politica comunale. Piena condivisione con quanto è stato qui detto. Nessuno disconosce gli errori fatti dalle Amministrazioni precedenti, ma è troppo facile attribuire tutti i problemi al passato, visto che anche questa Amministrazione comincia a commettere errori”.

“Questa iniziativa è per far sapere alla gente di Terni come stanno davvero le cose in Comune e affermare che è nostra intenzione e proporre un’alternativa” all’amministrazione di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia: la destra ha subito spiegato Filipponi. Perché la situazione, a giudizio del Partito Democratico, è preoccupante. L’amministrazione in carica non è ritenuta in grado di governare una città complessa e con problemi complessi ed urgenti come Terni. E un segnale importante in tan senso si riscontrerebbe proprio nella presa di posizione scomposta e inusuale di un sindaco abbandonato “da quelli che in campagna elettorale lo prendevano sottobraccio ed ora si sono allontanati”, ha detto Gian Piero Bocci. “C’è bisogno di un’operazione verità – ha aggiunto Paparelli – perché la gente di Terni non sa quel che davvero accade, che certi lavori strombazzati si sono compiuti solo perché era già stato fatto tutto prima, che alcune cose si fanno, sì, ma coi soldi della Regione”.

Perché il Pd nonostante le difficoltà proprie (ma nell’occasione ha mandato un segnale importante e positivo anche da questo punto di vista) decide di accelerare e costruire un’alternativa di Governo? Eccolo il “Piddipensiero”. La maggioranza in meno di un anno ha perso pezzi importanti; l’amministrazione è eterodiretta dallo strapotere della commissaria Saltamartina “che ogni fine settimana è a Terni per dire al sindaco e agli altri cosa debbono fare – riferisce Orsini – cosicché persino il consiglio è diretto dai vertici della Lega mentre questo è pur sempre il Palazzo di tutti i ternani”; la giunta è attraversata da un terremoto e le prime crepe sono state evidenziate dal fatto che sia stato dimissionato l’assessore al bilancio, quello più importante in una fase di dissesto da recuperare; il sindaco parla contro un Pd che vuol dire la sua, ma è stato zitto quando il ministro dell’interno gli ha scippato 13 milioni di investimenti per le periferie e li ha dirottati al nord Italia; è stato zitto quando la questura di Terni è stata l’unica questura in Italia a non avere nemmeno un euro per riorganizzarsi; leliti e le guerre interne sono dovute alla bramosia di potere (Orsini) “alla ricerca di chi ce l’ha più lungo per parafrasare un vecchio slogan della Lega” (slogan che era un po’ diverso, in verità, ma l’idea è chiara); un’amministrazione che mostra comportamenti (De Angelis) che si sono una vera “sciatteria istituzionale”; che si presenta alle inaugurazioni mostrando trionfalismi ingiustificati come accaduto per via dell’Argine o per il nuovo centro commerciale di Cospea; che non ha mosso un dito perché vengano almeno affrontate le vertenze industriali che sono da mesi senza risposta; che ha buttato nel cestino le opportunità che potrebbero venire dal riconoscimento di “area si crisi complessa” e con un sindaco che non si ricorda di avere la delega allo sviluppo economico” (Paparelli).

“Venga a dire la verità il sindaco, spieghi ai ternani cosa sta succedendo” (Filipponi) oppure “pensi a fare altre scelte” (Silveri).

Altro che le buche, le righe per terra e le operazioni motosega.