Terni, la Lega e la politica del juke box

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Il sindaco di Polino Venanzi, Matteo Salvini e Nico Nunzi

Per l’inaugurazione della nuova sede della Lega a Terni non poteva certo mancare il segretario dl partito. Bene o male è Terni il secondo comune più importante tra quelli governato dalla Lega in Italia. Una sede prestigiosa, in corso Tacito, in un appartamento che ospitò  la redazione ternana del Tempo, il quotidiano romano “fondato da Renato Angiolillo” sbarcato in Umbria con l’intenzione di imporsi sulle altre testate con edizione locale. Un Comune che, stando a quel che si legge sul portale informativo comunale, marcia dritto, lancia in resta, senza preoccuparsi troppo né di condividere le proprie decisioni col resto della città o quanto meno di confrontarsi con chicchessia. Un modo di fare che produce anche qualche buon frutto, almeno sulla carta, nelle intenzioni annunciate, e sui progetti presentati e che ha persino portato a riscoprire vecchi, ma coraggiosi progetti come quello l’ascensore panoramico alla Cascata delle Marmore, abbozzato da Renzo Piano una trentina di anni fa, ma poi chiuso in un cassetto.

Il metodo è quello del blitz, come accade per esempio nella vicenda dell’unico spazio sociale esistente in un quartiere di periferia (San Giovanni) che s’intende sacrificare al privato.

D’altra parte non è quella la linea? Privatizzare. Persino la salute, o le aziende derivate o controllate (tipo Asm o prima ancora Sii che – dicono – i governanti ternani intendono rilanciare cedendone, se non la maggioranza, almeno il timone. Tutto questo per dire che, via…, il Comune di Terni qualche soddisfazione al “capitano” gliela sta dando.

E quindi ecco Matteo Salvini a Terni: un passaggio nell’androne di palazzo Spada, il Municipio, senza manco un’affacciata nell’ufficio di un sindaco così ligio al dovere ed ubbidiente. Un altro salto a parlare ai lavoratori Treofan, poi l’inaugurazione con annessa ufficializzazione di un paio di investiture da “capogiro” per chi ne è stato gratificato. Investiture di cui si sapeva ma non per questo meno sorprendenti. Un lancio in grande stile di politici dei micro comuni: Nico Nunzi, da Otricoli, è il responsabile della Lega ternana, ovviamente per decisione presa e comunicata dall’alto al basso; Remigio Venanzi, sindaco del più piccolo comune del Ternano, Polino, designato presidente della Provincia di Terni. Stessa procedura.

Positiva la valorizzazione dei piccoli centri. Ma come ha fatto il segretario della Lega tra twitts, presenze televisive, incontri e scontri a tutti i livelli, ad imbattersi – ad esempio – nel sindaco di Polino e ad apprezzarlo così tanto? Qualcuno deve averglielo indicato da Terni. Ma perché? E chi è questo segnalatore anonimo? Quali scopi persegue? Quali gruppi di potere rappresenta? Come fa a godere di un credito così ampio presso Salvini?

Valli a capire certi misteri della politica. Chi sta ai vertici ternani della Lega dice che adesso organizzativamente si sono aggiustati di parecchio le ossa e non sono più quel gruppo di personaggi trovatisi a sorpresa su una ribalta senza nemmeno conoscerla. Non a caso la Lega nominò un commissario che li instradasse un po’: Barbara Saltamartini. Arrivata a Terni mediante una decisione lampo, rimasta a lungo a darsi da fare e in un nuovo lampo sparita. Al punto che non è stata – a quanto sembra – nemmeno invitata al “varo” della sede di corso Tacito. Un granello di savoir faire avrebbe suggerito almeno di “fare la mossa”.

Ma è così nella Lega ternana a quanto pare: “due volte nella polvere, due volte sull’altar” canta il poeta, ma qui si fa ancora prima, basta una volta sola. Così insegna la vicenda di Emanuele Fiorini eletto col record di preferenze e messo nelle condizioni di andarsene perché non facesse ombra alla corsa di altri candidati leghisti dell’ultima ora verso più fulgide poltrone. Quegli stessi che – trattenuti da impegni di amministratori regionali – all’inaugurazione non c’erano manco loro.

Si temeva una candidatura in Umbria di Barbara Saltamartini, al momento deputato eletto nel Lazio? E’ probabile che certi segnalatori preferiscano le ri-candidature autoctone di qualche senatore in carica: un certo Lucidi, e la vincitrice della tombola, passata in pochi mesi da poche centinaia di preferenze a migliaia di consensi, fermo restando che ciò che si ricorda della sua attività in Comune in quei pochi mesi, è stato lo scaricare sulla segretaria la colpa dell’essere mancata ad una importante riunione a livello intercomunale, e soprattutto il dono di uno spry al peperoncino alle donne della maggioranza. Di quelle donne due non siedono più sugli scranni del centrodestra a Palazzo Spada: Sara Francescangeli, promossa assessore e mandata a casa nel giro di poche settimane, e Paola Pincardini, che lasciò il gruppo Lega finendo in Uniti per Terni, ma che sembra sia ora consumata da una forte nostalgia che l’ha spinta ad assidue, costanti presenze ai gazebo Lega dei giorni scorsi.

Bizantinismi? C’è chi ipotizza tentativi di insinuarsi di qualche marpione della politica ternana rimasto in un qualche maniera legato alla pratica del “capobastonismo”? Vabbè. Mettiamo da parte le chiacchiere e torniamo alla visita “pastorale”: inaugurata la sede, passato dall’androne di Palazzo Spada, il segretario della Lega ha trovato artisticamente più interessante Palazzo Montani, a due passi dalle nuove stanze di corso Tacito. A Palazzo Montani c’è la Fondazione Carit, una delle casseforti cittadine, che si è aperta spesso e con benevolenza in favore dell’attuale amministrazione cittadina.

Qui Salvini si è trattenuto con un po’ più di calma. Gli avranno posto qualche problema? Perché sai, alla fine vige sempre la regola del juke box: chi mette la moneta vuole scegliere la musica.

w.p.