Sindacati metalmeccanici e vicenda Ast: “Torna il vecchio cinismo padronale”

Terni torre acciaierie Ast

Mentre i lavoratori Ast ricominciano a varcare i cancelli della fabbrica che ha ripreso l’attività produttiva dal 6 aprile, resta fermo tutto il resto del comparto metalmeccanico ternano: si tratta di seimila lavoratori, l’80 per cento della forza lavoro occupata nel settore in provincia di Terni,  per i quali è stata avanzata richiesta di usufruire degli ammortizzatori sociali legati all’emergenza Covid-19. Lo comunica una nota del segretario regionale della Fim-Cisl, Simone Liti, del segretario provinciale della Fiom Cgil, Alessandro Rampiconi, e del segretario Uilm Simone Lucchetti. Anche per mettere in risalto che mentre “sono pochissime le aziende in questo momento in attività e anche quelle legate alle filiere essenziali sono aperte in modalità ridotte”. L’Ast, “l’azienda più grande per occupati e fatturato”, ha potuto riprendere le attività dopo due settimane di fermo con “una comunicazione al Prefetto di Terni”.

Già che ci sono i sindacati la dicono tutta e aggiungono  che “è pesante nella vicenda il silenzio assordante delle altre istituzioni locali e regionali che tra l’altro rappresentano i massimi organi deputati in materia [di sanità], ed ancora ad oggi, purtroppo, non abbiamo compreso le loro azioni”.

Secondo i sindacati nei giorni passati si è assistito “ad una strumentalizzazione circa la strategicità di Acciai Speciali, che noi continuiamo a sostenere con forza”, ma nel caso specifico. si sarebbe giocato sulle parole scambiando, a parere dei sindacati metalmeccanici , una strategicità produttiva con una strategicità riferita all’emergenza sanitaria, ossia quella riferita al decreto Conte del 22 marzo scorso.

“Chiediamo a tutti i soggetti deputati di assumere il massimo impegno e responsabilità. Il comportamento delle aziende non è stato uniforme, abbiamo avuto esempi virtuosi da seguire, come chi ha concordato con il sindacato fermate anche prima dei decreti al fine di sanificare e mettere in sicurezza la salute dei lavoratori, per ridurre il rischio da contagio, ripensando anche a nuovi modelli organizzativi, e chi invece ha pensato solo alla prosecuzione dell’attività con un vecchio cinismo padronale”, continuano i segretari Fim, Fiom e Uilm. “Registriamo che già c’è chi tra le aziende si è resa disponibile per effettuare tamponi e test sierologici per i lavoratori, anche su questo punto serve chiarire se il sistema sanitario regionale è pronto a svolgere questo compito determinante per evitare la diffusione del contagio nei luoghi di lavoro”.

A questo punto le segreterie territoriali ritengono urgente che le prossime decisioni prese dal il Governo nazionale, “siano efficaci per tutelare il lavoro e i lavoratori tutti, in modo da garantire una tenuta economica e sociale del paese”. E annunciano un’azione da parte loro, ritenendo essi indispensabile effettuare incontri specifici in tutte le aziende del Ternano per mettere in campo ulteriori azioni necessarie, oltre a ciò che prevedono i protocolli e DPCM per avere una ripresa delle attività produttive nel massimo del rispetto”.

L’Ast, per parte sua conferma che l’attività è ripresa dopo una settimana di interruzione (il sindacato allora perché dice due) dopo che “Venerdì scorso è stata comunicata al Prefetto la decisione presa da AST di tornare a produrre, per alimentare, anche   indirettamente,  le  filiere  dei  prodotti  essenziali  e  rispondere  alle  richieste provenienti da clienti di settori strategici globali, testimoniate da lettere provenienti da tutto il mondo”.

Non è questione di nulla osta, quindi, a quanto sembra. L’Ast ha – come si legge nellòa sua nota ufficiale – presa una decizione e l’ha comunicata. Putno e basta.

Poi specifica che “sono iniziate le attività di rimessa in moto dello stabilimento ed entro  mercoledì  tutti i  reparti torneranno  nelle  condizioni di produzione standard,   anche se programmati   all’incirca per   il   50%   della   loro   capacità”.       

I   lavoratori   sono   stati   forniti   di   tutti   i dispositivi di protezione individuale specifici e di ogni altra misura utile a prevenire il contagio. Le modalità di utilizzo delle mascherine sono state oggetto di una formazione specifica avvenuta il 16 marzo, che ha coinvolto tutto il personale. Allo scopo di garantire il massimo di trasparenza e condivisione,   è stato   costituito   un   “comitato   per   l’applicazione   e   la   verifica   delle   regole  di contrasto al corona virus, composto da tecnici e manager di AST e dai rappresentanti dei lavoratori.

Non bastasse – onclude Ast – “Inoltre è presente una task force aziendale, disponibile 24 ore su 24, in caso di necessità di chiarimenti o istruzioni da parte dei lavoratori”. Perché “Il primo obiettivo di Acciai Speciali Terni resta la tutela della salute dei nostri lavoratori e non esiteremo a fermare di nuovo la produzione se venissero meno le norme di sicurezza”.

Ma il discorso diventa un altro, ormai e riguarda il rapporto tra una fabbrica e il territorio in cui opera; riguarda il rispetto, la condivisione degli obiettivi e delle modalità per ottenerli. Non a caso i sindacati parlano, in riferimento alla vicenda Ast, di ritorno al “vecchio cinismo padronale”. Il Covid-19 porta con sé, oltre a quello del contagio, anche altri pericoli. Altrettanto gravi.