Rapporto della Banca d’Italia: nel 2019 l’economia umbra rallenta ancora

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A Terni presentazione dell’aggiornamento congiunturale 2019

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Non c’è da stare allegri: già non è che le cose andassero a gonfie vele per l’economia umbra: salari bassi; Pil regionale crollato in una decina di anni, e se alcuni segnali di ripresa nel corso del 2018 ci sono stati , erano comunque molto più contenuti rispetto a quei delle altre regioni e del resto d’Italia. Lasciavano però la possibilità di sperare, seppur timidamente, in una futura ripresa più consistente. Invece  manco per niente. “Nel corso del 2019 l’attività economica ha rallentato” informa la Banca d’Italia nell’aggiornamento congiunturale reso pubblico alcuni giorni fa a Perugia e che sarà presentato a Terni il 19 novembre nella sede universitaria dell’ex convento di San Valentino alle ore 16. Mario Ferrara, Dirigente della Filiale di Perugia della Banca d’Italia  parlerà del “Quadro economico internazionale e italiano”, e quindi Paolo Guaitini e  Giovanni Battista Carnevali , del Nucleo per la ricerca economica della Banca d’Italia di Perugia, affronteranno il tema dello stato economico dell’Umbria, sulla base dell’aggiornamento congiunturale per l’anno 2019.

L’attenzione sarà particolarmente indirizzata sugli aspetti relativi alla provincia di Terni, ovviamente nel quadro d’insieme dell’economia regionale. Un’economia che ha mostrato, quindi, un rallentamento. Le cause? Secondo la Banca d’Italia hanno inciso l’indebolimento di investimenti e domanda estera, che avevano sostenuto la fase di ripresa e le crescenti incertezze nel mercato nazionale e in quello globale che condizionano anche le aspettative a breve degli imprenditori, che rispondono ad una sola parola d’ordine: prudenza.

“Nell’industria il fatturato realizzato nei primi nove mesi è cresciuto meno intensamente che negli scorsi anni – specifica il rapporto – L’andamento delle vendite, confermatosi positivo per macchinari, prodotti chimici e abbigliamento, è peggiorato drasticamente nell’automotive e più moderatamente nel comparto dei metalli. Il settore industriale ha risentito del deciso rallentamento delle esportazioni legato alla contrazione e alle aumentate tensioni del commercio mondiale”.  Anche l’edilizia è rimasta debole, “pur evidenziando – specifica Bankitaia – lievi segnali di recupero; il contributo dell’attività di ricostruzione post-sisma è assai modesto a causa dei ritardi accumulati nell’avvio dei cantieri”.

Manifatturiero ed edilizia segnano il passo. Ed il terziario? Dice il rapporto che “gli indicatori disponibili mostrano un quadro poco dinamico; fa eccezione il turismo i cui flussi hanno continuato a crescere in quasi tutto il territorio regionale”.

Altri dati che non incoraggiano: l’attività di investimento ha ulteriormente perso vigore; le imprese industriali e dei servizi si stanno attenendo ai piani formulati in primavera, orientati a un significativo calo dei livelli di spesa. Per l’anno venturo non è prevista un’inversione di tendenza. A fronte di una situazione reddituale sostanzialmente immutata, il sistema produttivo regionale ha proseguito l’accumulo delle disponibilità liquide che hanno raggiunto un nuovo massimo. In tale contesto il ricorso ai finanziamenti si è ridotto in tutti i settori di attività e le classi dimensionali di impresa”.

Un dato positivo viene dai numeri relativi all’occupazione che “Dopo un biennio di stabilità è tornata a crescere. L’incremento ha riguardato il lavoro dipendente, cresciuto soprattutto nella componente a tempo indeterminato che ha beneficiato in larga misura della trasformazione di contratti temporanei. Il tasso di disoccupazione è lievemente calato, anche in conseguenza del minor numero di persone in cerca di lavoro”.