Per il “Caso Cascata” richieste di dimissioni e soluzioni alla carlona

Dimissioni. Non ci va giù liscio il gruppo consiliare del Partito Democratico al Comune di Terni che vuole le dimissioni dei responsabili, ossia del vicesindaco di Terni Andrea Giuli, assessore – tra l’altro – al turismo e del funzionario comunale che ha “curato la pratica”. La questione è quella dell’apertura della Cascata delle Marmore, o meglio della chiusura ch’era stata prevista per tutto il mese di gennaio.
Alla fin fine si discute di una decina di ore spalmate sui mesi estivi. Non è un po’ troppo chiedere le dimissioni del vicesindaco per una questione così? “Eh no – spiega Valdimiro Orsini consigliere comunale del Partito Democratico – qui il problema è molto più grande: riguarda il fatto che le cose si gestiscono senza coinvolgere alcuno, senza confrontarsi, portando danno alle casse comunali che, per esempio, nel 2018 per le aperture di gennaio hanno registrato un introito di circa novemila euro. Questa sarà pure le giunta del fare, ma un minimo di confronto pare necessario. Se non altro con gli operatori turistici”. “Si va avanti così – rinforza Tiziana De Angelis, altra componente del gruppo Pd a Palazzo Spada – senza un programmazione. Si affrontano quelle che si considerano emergenze, e si agisce appunto in emergenza il che vuol dire fare le cose in fretta e male”.
Francesco Filipponi, il capogruppo Pd a Palazzo Spada, spiega: “Hanno approvato un piano di aperture che non iene conto delle esperienze degli anni passati. Manco i dati si sono andati a leggere”. E non basta. Filipponi ne ha di incongruenze da sottolineare. Ed elenca: “Il bando per la gestione dei servizi turistici alla cascata è scaduto col Primo di gennaio e si sapeva, ma si è provveduto all’ultimo minuto; in base a quel bando si intende affidare i servizi stessi per un periodo non superiore a sei mesi, il che significa che ci troveremo nella vacatio legis proprio quando comincerà la stagione turistica piena. Hanno fatto marcia indietro sulla decisione di tener tutto chiuso per l’intero mese gennaio, così come sulla famosa delibera delle biciclette. Non tengono conto che lì, alla cascata ci sono quaranta persone che lavorano e che loro, sarà pure per l’emergenza, intanto sostituiranno con dipendenti comunali volontari”. “Hanno fatto un gran casi.. pasticcio” riassume con espressione sintetica e quindi efficace Orsini.
Perché intanto, innestata una rapida marcia indietro, l’amministrazione comunale ha messo una “pezza”, e la Cascata, sia pure con una scarpa e una ciavatta resterà aperta. Il problema è che ufficialmente non c’è alcun responsabile della fornitura dei servizi finché il bando per la nuova assegnazione non sarà operante (sembra ci voglia almeno un mese) e la soluzione “dipendenti comunali volontari” appare certo un pochettino claudicante: quale preparazione hanno questi volontari? Cosa diranno ai turisti che vogliono sapere di più? Saranno in grado di svolgere il compito di guide turistiche o escursionistiche? E come saranno pagati visto che gli straordinari non sono concessi? Chi pagherà i danni nel caso in cui – diononvoglia – uno di questi volontari scivolasse infortunandosi? I sindacati, per parte loro si sono dichiarati d’accordo a patto che, naturalmente, “La gestione emergenziale della Cascata sia limitata, al massimo, al solo week-end della befana e alle sole domeniche del mese di gennaio”, e che riguardi “esclusivamente i servizi di biglietteria e controllo accesso al parco, non essendo l’Ente in grado di garantire gli altri servizi di qualità fino ad ora prestati dai dipendenti delle cooperative in appalto”. Un servizio appunto da “una scarpa e una ciavatta” (non per colpa dei dipendenti, ovvio, di cui va riconosciuta la coscienziosa disponibilità) che certo non sarà di buona pubblicità per il sistema turistico Cascata. Riguardo all’impossibilità di di corrispondere straordinari, s’è stabilito che i soldi necessario saranno prelevati dall’incasso. Insomma, una soluzione raffazzonata, alla “volemose bene”, certo non quell’esempio di efficienza che l’amministrazione comunale va promettendo.
Anzi. C’è un’aggiunta che va fatta, e i consiglieri del Pd non si lasciano scappare l’occasione: “Se lo ricordano questi qui che per il 2019 hanno inserito nel piano di riequilibrio di bilancio un’entrata di un milione di euro frutto dei biglietti venduti alla cascata? E’ agendo così che sperano di incassare quella cifra? Non vorremmo che alla fine si rendessero responsabili di un dissesto nel dissesto, il che sarebbe come dire il massimo del minimo”.
E vabbè, ma ora più ora meno la Cascata non concederà il proprio spettacolo per tutto il giorno tutti i giorni. Come si fa, allora a farne il motore del turismo ternano, così come si proclama? “Beh c’è molto da lavorare – spiega Orsini – L’idea nostra è un sistema che veda al centro la Cascata, e collegamenti stretti con la Valnerina, Piediluco, Carsulae, gli sport all’aria aperta… Insomma far sì ch il turista abbia qualcosa da fare anche se l’acqua in quel momento non viene giù”. Alla fine è il vecchio programma del Pd che, seppur lasciato colpevolmente lì a galleggiare, mantiene una sua validità. “Certo – aggiunge De Angelis – perché è pure ora di dargli una piantata con questa tiritera che noi abbiamo lasciato il deserto. Abbiamo commesso molti errori, possiamo avere mille colpe, ma qualcosa l’abbiamo pur fatto”. “Ma per andare nella direzione voluta – conclude quasi sconsolato Filipponi – c’è bisogno di programmare e quindi serve un confronto con gli operatori che vivono di e intorno alla cascata; e poi serve il confronto politico. Il consiglio comunale non è un’entità esterna a Palazzo Spada”.