Incontro al Mise per Ast: chi subentra a Tk sia all’altezza del sito

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 Se l’Ast è in vendita e se come sembra c’è chi vorrebbe comprarla o comunque chi è interessato ad una joint venture, il problema è chi, come e per far che. E’ questo il nocciolo della questione, quello che preoccupa. Il sindacato, per suo conto, afferma – per bocca di Gianni Venturi, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia- che “Non ci sono per noi pregiudiziali, la differenza la farà il piano industriale, la solidità produttiva e commerciale, gli impegni ed i vincoli sul versante occupazionale e della sostenibilità ambientale e la capacità di stare su un mercato sempre più globale”. Se il nocciolo è uno, i problemi intorno ad esso sono diversi: chiunque guardi con interesse al sito siderurgico ternano dev’essere all’altezza di competere sul mercato internazionale e presentare un piano industriale di livello adeguato. In più, mentre si aspetteranno le manifestazioni di interesse per valutarne il “peso”, c’è da gestire la situazione in periodo di “Sede vacante”, perché i problemi economico-occupazionali ci sono adesso, subito; perché c’è da lavorare sul riconoscimento “ufficiale” del sito ternano come strategico a livello nazionale; c’è un’azienda che per il peso specifico che ha nell’economia umbra e ternana, non ci si può permettere di depauperare.

Di pregiudiziale, semmai, ce n’è una e ferma: “Per noi – specifica Venturi – non è praticabile una qualsiasi ipotesi che invece di puntare sull’integrità del sito e su una valorizzazione strategica delle sue produzioni, ricerchi una modalità di cessione separata degli asset, configurando una sorta di ‘spezzatino'”.

Quindi massima attenzione. “Occorre garantire che il Governo tenga saldamente in mano un percorso nel quale la vicenda della cessione di Ast pur rispondendo alle regole e ai tempi di una trattativa tra privati con le regole e i tempi assegnati, consenta di valutarne tutte le ricadute industriali ed occupazionali- spiega Venturi – In questo senso la Sottosegretaria Morani, a conclusione dell’incontro di oggi, 28 maggio, convocato dal Mise, riaffermando i caratteri strategici e gli obiettivi di salvaguardia del sito di Terni, ha assunto l’impegno di convocare un tavolo di settore che possa contribuire alla definizione di una piano nazionale per la siderurgia in una stretta relazione con i principali produttori e le parte sociali”.

Rimane in piedi la valutazione critica nei confronti della ThyssenKrupp e della scelta di considerare non più strategica la produzione dell’acciaio. “Questo mette in discussione non solo le prospettive di Acciai Speciali Terni, ma si configura come una decisione in netta discontinuità con la storia della multinazionale – dice il segretario Fiom – Siamo infatti di fronte ad una scelta che smonta l’idea stessa di grande gruppo siderurgico, e che avviene dopo la mancata fusione con Tata Steel nel 2017 e dopo la vendita della divisione Elevator per 17 miliardi di euro nel 2019. La motivazione di ThyssenKrupp secondo cui Ast rappresenta un sito di cui non si vedono prospettive future sostenibili non può che destare preoccupazione ed incertezza tra i lavoratori di Terni”.

Intanto da Palazzo Donini si leva la voce della presidente della Regione Umbria, Donatella Tesei che dopo aver incontrato i rappresentanti del sindacato, ha partecipato – ovviamente – all’incontro convocato dal Ministero dello Sviluppo Economico. “Manterremo massima attenzione al percorso che la multinazionale tedesca ThyssenKrupp sta intraprendendo per quel che riguarda il futuro dell’Ast di Terni – ha affermato la presidente – Una realtà fondamentale per la nostra regione e per tutto il Paese. Da parte nostra abbiamo già confermato l’impegno economico preso in passato dalla stessa Regione. Ora è necessario vigilare sulle prossime scelte della proprietà che ha espresso l’intenzione di cedere o comunque di trovare un nuovo partner per il sito ternano”.

Fondamentale è che “Ast sia considerata come sito industriale strategico nazionale. Insieme al Governo siamo pronti, come detto, a vigilare ed a partecipare attivamente al processo che porterà alla cessione dell’azienda o comunque all’arrivo di un nuovo socio – ha aggiunto Tesei – Un processo che potrebbe non essere temporalmente rapido ed è proprio per questo che è necessario che il periodo di transizione sia gestito al meglio, andando a garantire i livelli produttivi ed occupazionali”.