La vertenza mezzadrile era scoppiata in Italia nel 1945⇒, quando le organizzazione sindacali avevano chiesto di spostare quote di ripartizione dei prodotti a titolo di compenso dei danni dubiti in conseguenza delle operazioni belliche: danneggiamenti, requisizioni o impossibilità di svolgimento della loro attività.
Fu una vertenza dura, fino a ché la Cgil e la Coldiretti chiesero l’arbitrato del presidente del consiglio Alcide De Gasperi. Questi emise un provvedimento col quale si stabiliva che fermi restando i principi del contratto di mezzadria con divisione al cinquanta per cento della produzione, per l’anno in corso i proprietari terrieri avessero corrisposto una 24% in più a titolo di risarcimento dei danni ai coloni. Questo era in linea di massima quanto stabilito dal lodo De Gasperi che fu successivamente accolto in un decreto legislativo, nel quale si stabiliva pure che una commissione arbitrale costituita in ciascuna provincia avrebbe quantificato caso per caso l’ammontare del risarcimento.
Quel 15 gennaio 1948, la manifestazione di protesta davanti alla residenza della famiglia Pesci ebbe conclusione con un incontrò tra il proprietario terriero ed una delegazione di sindacalisti e coloni cui fu consegnata la somma che, secondo la commissione arbitrale, doveva essere versata ai mezzadri: 187 mila lire.
Ma non finì lì perché, su denuncia del Pesci, intervennero i carabinieri di Foligno i quali qualche ora dopo procedettero agli arresti.
Una settimana dopo, il 22 gennaio, a Perugia ci fu uno sciopero generale di protesta contro gli arresti, ma non ci fu niente da fare: Riccardo Tenerini passò nove mesi in carcere.