Amelia, un altro post “sfortunato” contro le donne: e il consigliere Galli torna alla ribalta

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Massimliano Galli (ovviamente a sin. nella foto)

Le consigliere di parità della Provincia di Terni, Maria Teresa Di Lernia, responsabile, e Ivana Bouché, vice, hanno diffuso un comunicato nel, quale esprimono “sconcerto rispetto alle esternazioni del consigliere comunale di Amelia, Massimiliano Galli, che in un post  ha esultato per  la perdita di lavoro femminile dovuta al Covid (testuali parole “non tutti i mali vengono per nuocere”) e prosegue invitando le donne a dedicarsi alla loro vocazione “naturale” di fare solo le mamme”.

Sarà l’aria di Amelia che spinge ad essere convinti di stare sempre seduti all’osteria dimenticandosi del ruolo pubblico che si ha? Massimiliano Galli, per di più, è recidivo essendo lo stesso della “vicenda Marrone”, quando per un post fu costretto alle dimissioni da assessore. Mentre è ancora calda, ad Amelia, la questione “Pimpinelli” e il suo post contro la ministra Azzolina, in seguito al quale il presidente del consiglio ha dato le dimissioni (l’elezione del presidente è in calendario per la riunione dell’assemblea programmata il 12 novembre).

“Ci sembra francamente un’affermazione retrograda, basata sulla solita presunta naturalezza di funzioni laddove – sostengono Di Lernia e Bouché riferendosi all’ultima performance di Galli – queste sono frutto di condizionamenti sociali e culturali ma soprattutto grave perché pronunciata da un rappresentante istituzionale non nuovo ad esternazioni offensive o contrarie alle donne. Ci sembra che non si discosti da questa linea, che discrimina di fatto la donna, l’affermazione dell’assessora alle politiche di genere del Comune di Amelia, Antonella Sensini, che non ravvisa alcuna violenza di genere nella battuta sessista, oltre che volgare, rivolta alla ministra Azzolina dall’ex presidente del Consiglio comunale di Amelia, Leonardo Pimpinelli che, generando le giuste reazioni delle donne,  lo ha costretto a dare le dimissioni dall’incarico”. 

“Il linguaggio sessista concorre in modo potente alla costruzione ed implementazione di una cultura che semina mancanza di rispetto nei confronti delle donne, la stessa che genera violenza nei loro confronti”, sottolineano Di Lç

ernia e Bouché – aggiungendo poi che “la violenza, anche solo verbale, non è mai giustificabile, tantomeno se viene da rappresentanti istituzionali, che per il ruolo che occupano, dovrebbero stare ben attenti al linguaggio che usano. Non sono solo battute, è un pensiero, un’idea del femminile da rigettare e condannare. Ci chiediamo: che problema hanno questi amministratori locali con il genere femminile? Si impegnassero di più nella battaglia, anche culturale per una reale e dignitosa parità tra i generi; per la carica che occupano, lo possono fare ed è loro dovere farlo”.

Con l’occasione le consigliere di parità forniscono una serie di dati sulla situazione occupazionale femminile anche in Umbria. “Il tasso di occupazione delle donne in Italia non arriva al 50%, il 27% lascia il lavoro dopo il primo figlio e poi dedica alla casa ed ai figli il doppio del tempo del partner (dati Istat). Il 72% dei rientri al lavoro su 2,7 milioni  dopo il 4 maggio 2020 sono stati di uomini con la conseguenza di caricare ulteriormente le donne dei lavori di cura rischiando di ridurre ancora di più la loro offerta di lavoro. Il tasso di occupazione femminile in Italia è da sempre fanalino di coda in Europa in più,  come se non bastasse da studi della fondazione consulenti del lavoro emerge che a subire le penalizzazioni più forti a causa del Covid sono le  donne che  hanno perso ben 470.000 posti di lavoro.  In Italia fra le donne adulte (20-50 anni) le diagnosi di Covid­19 sono state di circa 10 punti superiori rispetto agli uomini, poiché nei servizi essenziali welfare e cura, la maggioranza sono lavoratrici donne, cosi come nella vendita al dettaglio, call center, grande distribuzione, pulizie. Nel turismo si pensa che la perdita di lavoro femminile sarà altissima come anche nella ristorazione, settori dove più dell’80% della forza lavoro è costituita da donne. La convivenza forzata ha aumentato i casi di violenza domestica; la chiusura delle scuole ha aumentato gli oneri di cura a carico delle donne

In Umbria, si sta consolidando nel tempo una forte specificità femminile nei contratti part time. Nel 2018 a lavorare a orario ridotto era una donna su tre, oltre 50 mila su un totale di 155 mila. Lo sbilanciamento di genere si fa ancora più marcato quando si ha a che fare con il part time involontario senza considerare i casi di molestie e discriminazioni sul lavoro”