Dov’era necessario intervenire subito ed effettuando consistenti riparazioni era invece al Castello Giove, il palazzo che allora era di proprietà dei Duchi Mattei, che subì i danni maggiori sull’asse orvietano-tuderte sul quale la scossa era “rimbalzata” con una certa virulenza.
La parte più danneggiata risultò essere la facciata principale del castello, quella che dà sul piazzale d’ingresso: i muri perimetrali furono lesionati e strapiombati per cui all’interno tutti i pavimenti si erano staccati lungo le pareti. Quasi tutti i muri divisori interni erano pericolanti a causa di lunghe saccature verticali. Danni anche ai tetti, con una volta di copertura che era franata su una terrazza sottostante mentre il muro che la sorreggeva era strapiombato provocando la caduta di alcuni archetti di completamento. Impressionate alla vista era dentato il torrione circolare del lato sud il quale presentava due spaccature che dalla base arrivavano fino alla cima e che si allargavano fino a dieci centimetri
“Per riparare tutti questi danni – comunicava al ministero la Soprintendenza – occorre ricostruire la volta e gli archetti franati e applicare subito tiranti di ferro disposti in vario senso per impedire che in progresso di tempo si manifestino danni irreparabili”.