Ma di che si tratta? Cosa abbiamo perso? Quale testimonianza della storia ternana è sparita così?
Vecchie mappe della città e del circondario (si parla di documenti del XVII-XVIII secolo) ponevano in quel luogo una Romita (tanto è vero che la strada è conosciuta proprio come strada della Romita) che viene nominata anche da Francesco Angeloni nella sua storia di Terni, quando parla della predicazione di San Francesco a Terni: «Fu questo gran santo canonizzato nel 1228 da Gregorio Nono in Assisi _ scrive l’Angeloni _ pregiandosi oltre modo la Città di Terni dello spirituale godimento, tratto da così evidenti effetti della sua Santità; e che sono poscia valuti per introdurre ne’ i cittadini una ben singolare divozione verso lui, e la Serafica Religione, in riguardo della quale sette chiese vi hanno edificato: cioè due de’ i minori, una dei Conventuali, una de’ Capuccini, con due monasteri di Monache, e un’altra Chiesa e Convento sopra di un monte dedicata alla Santissima Trinità col nome di Romita vecchia, e pure Capuccini vi dimorano; dove si ha tradizione, che tal fiata vi stanziasse San Francesco».
Una descrizione che ben si attaglia a quanto mostra la foto. Quella sparita sotto tonnellate di rifiuti, però, non è la “Romita”,è “solamente” una delle ville estive di proprietà di una delle facoltose famiglie ternane dei secoli scorsi, la famiglia dei conti Magalotti. La costruzione più vicina all’obbiettivo della macchina di Carlo Angeletti, invece, era la cappella privata. Non si tratta quindi di una testimonianza che ha lo stesso valore culturale della Romita, sparita in altro modo, ma possibile che nessuno si sia posto – a suo tempo – nemmeno il problema? Ricordare la fine di quella villa servirà, per lo meno, a rinverdire la questione del salvataggio di altre residenze dello stesso tipo e di più consistente valore, prima fra tutte Villa Palma?
Nella foto: I rifiuti della discarica di Pentima inghiottono una villa gentilizia del ‘700. La foto di Carlo Angeletti è memoria storica
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