Vertenza Treofan, 143 lavoratori in bilico. E tira una brutta aria

treofan terni
treofan terni
Picchetto degli operai Treofan a Palazzo Spada

L’aria che tira non è buona. La vertenza Treofan non può non preoccupare. Una situazione di difficoltà che si protrae da qualche mese; una proprietà indiana che ha altri stabilimenti in Italia e in Europa quelli su cui ha più volte dimostrato di considerare “di punta”. Quella stessa proprietà che non risponde nemmeno alle convocazioni del Ministero dello Sviluppo economico se non con un ritardo di dieci giorni; che alla fine ci va lì, al tavolo del Mise, e praticamente non illustra alcunché dei propri programmi futuri per ciò che si riferisce allo stabilimento ternano. 143 lavoratori che stanno sul chi vive ormai da mesi, giorno dopo giorno, che si riuniscono in assemblea coi sindacati, che avanzano proposte, che chiedono lumi, che hanno il torto, però, secondo la proprietaria Jindal, di non contentarsi di qualche promessa verbale, e invece chiedono – ma guarda tu che pretese! – che si metta nero su bianco e che si manifesti almeno un minimo di volontà per quel rilancio della Treofan di Terni che sollecitano da un anno e mezzo. Perché loro, i 143 dipendenti Treofan di Terni, tengono famiglia davvero.

Una situazione che pare, quindi, ingarbugliata con la proprietà indiana che si comporta come un fidanzato che si comporta come fa chi vuol essere lasciato e che annuncia pure che comunque il rapporto non durerà visto che ha parlato di vendere lo stabilimento ternano.

Nel frattempo, però, vorrebbe che in quello stesso stabilimento tutto filasse liscio: niente sciopero, niente richieste di investimenti o di rilancio della produzione (film per packaging) , niente blocchi delle merci. “Eh no? –sbotta uno dei lavoratori mentre è in corso il picchetto davanti a Palazzo Spada il municipio di Terni – Secondo loro adesso la responsabilità è nostra perché abbiamo dichiarato lo sciopero, perché non facciamo uscire la merce per soddisfare i loro clienti che quindi vengono persi”. “Quei clienti –  aggiunge gonfiando la mascherina anticovid una ragazza che sta vicino a lui – che sono nostri e che loro invece stanno dirottando da troppo tempo su Brindisi”. Praticamente “rubano” la clientela al loro stesso stabilimento.

E allora i lavoratori Treofan si impegnano per fare tutto quanto possono. Ma se restano da soli il loro “tutto” è poco quando viene messo sulla bilancia, per questo vogliono la solidarietà, l’appoggio, “dell’opinione pubblica – dice l’operaio – ma anche delle Istituzioni. Non a caso, martedì 28 luglio (oggi) hanno organizzato un picchetto a Palazzo Spada che si replica il giorno dopo (domani) a Perugia davanti alla sede della Regione.

Finora ci sono state dichiarazioni da parte di amministratori comunali, digrignar di denti  da parte dell’assessore regionale allo sviluppo economico, mediazioni ai tavoli romani del Mise, passerelle di stile ormai “jurassico” con relative promesse da parte dei resti del Pd davanti ai cancelli del polo chimico. Però tutto ciò non basta. “Il governo. E’ il governo che deve intervenire – dice la ragazza – ma stai a vedere che adesso se ne andranno in ferie”. Loro, i 143 lavoratori della Treofan (ma i posti in organico sarebbero 151) in ferie non ci vanno. Vivono nell’incertezza del loro futuro.