Umbria, Regione “liberata” ma a sovranità limitata

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Ma poi il potere logora o no? Logora chi non ce l’ha, come diceva quel tale, o logora pure chi ce l’ha? Certo è che a volte chi accede alla stanza dei bottoni s’accorge che non è così agevole come aveva creduto dover gestire il potere, difenderlo da chi se lo vuole a sua volta accaparrare  e da chi ha un potere diverso o più forte del suo.

Basta guardare quel che sta accadendo per la formazione della giunta regionale umbra. Tutti convinti al momento del voto: liberiamo l‘Umbria. E additavano le pratiche di sottogoverno fino ad allora perseguite in cerca di accordi, compromessi, attraverso desistenze e resilienze, propositi di vendetta e rivalsa esercitata alla prima occasione. Donatella Tesei,  la nuova presidente dell’Umbria, sospinta – almeno così è sembrato – da uno schieramento compatto per raggiungere la “liberazione”, adesso deve fare i conti con gli “appetiti”, pur se  nobilmente presentati come esigenze e difese della dignità,  di ciascuna delle forze politiche che l’hanno sostenuta. Vale a dire che per quel che si vede fino ad adesso la liberazione è più un fatto di colore della bandiera che di metodi e sostanza..

Comporre il governo regionale al momento pare compito complicato, una specie di quadratura del cerchio. Prima c’è da mettere d’accordo le diverse componenti dello schieramento di centro destra: quindi necessita tener conto che non sempre c’è accordo all’interno di esse; in più non va dimenticato che il Capitano ha le sue idee;  c’è da rispettare qualche promessa da campagna elettorale e, dulcis in fundo, non può essere dimenticata la rappresentanza dei territori. Specie del polo sud della Regione dove s’è cavalcata una campagna elettorale basata anche sulla promessa che con una vittoria del centro destra Terni, a Perugia, avrebbe contato di più.

Donatella Tesei ci aveva creduto a quella storia dell’autonomia. In effetti sarà comunque sempre lei a dire la parola finale, ma prima di pronunciarla dovrà guardare bene un percorso disseminato da tanti paletti da somigliare al tracciato di uno slalom speciale. Quei paletti ci sono e debbono restare tutta farina del suo sacco, decida come vuole, in autonomia- appunto. Ossia: il capo della Lega vuole tre assessori; Fratelli d’Italia, uno da scegliere in una rosa di nomi che la stessa Meloni le manderà. Uno solo perché c’è l’impegno ad eleggere un “Fratello d’Italia” presidente del consiglio. Forza Italia ci ha da stare, sennò che senso ha continuare a parlare di un centrodestra coalizzato graniticamente? E la lista civica Tesei che ha avuto eletta  Paola Agabiti in Urbani di Scheggino? Merita o no un incarico di governo?

Ma saremmo già a sei. C’è un assessore di troppo. Decida la presidente in tutta autonomia. Lei in verità  un’idea ce l’avrebbe: due soli assessori della Lega, uno dei quali (oltre all’inamovibile Coletto) sarebbe il ternano Daniele Carissimi, e Fioroni, sì, ma Michele non Paola sua cugina. Solo che Michele è un “Fratello d’Italia” e non un leghista come la cugina che sciorina selfies con Matteo Salvini. Ma l’autonomia della presidente va a sbattere contro le convinzioni di Caparvi e forse di Giorgia Meloni che semmai il nome del suo uomo(o donna) in consiglio lo vuol indicare in prima persona. E mentre Donatella Tesei spalma un chilo di sciolina continuano la scaramucce tra colleghi di partito. In ballo nomi e competenze in giunta.  Dicono che Matteo Salvini, parlando per bocca del coordinatore della Lega in Umbria,  Virginio Caparvi,  i nomi del trio leghista li abbia già fatti: Luca Coletto, alla sanità, un veneto che oltre ad aver dimostrato capacità nell’affrontare la materia, non ha contatti con l’Umbria  (forse si cerca di evidenziare le garanzie su eventuali spintarelle ai concorsi?). Con lui Paola Fioroni. E il terzo? Il terzo sarà un ternano. Chi? Per Salvini – sempre: dicono – sarebbe Enrico Melasecche uomo di esperienza ventennale, glorificato a Terni per la sua efficienza, il quale potrebbe occuparsi di infrastrutture; ma c’è la spinta pure sul giovinotto rampante Daniele Carissimi, magari all’ambiente una materia che dice di conoscere da esperto. Punto debole del “Mela” è che è rimasto fuori dall’elenco degli eletti al consiglio. Cosa che, stando alla forma e alla norma, non significa proprio niente se non che se a Terni c’è chi è pronto a traversare fiume per lui  – come si dice dalle parti del Nera –  evidentemente in altre aree dell’Umbria o non hanno fiumi o di Melasecche non gli importa granché. Carissimi invece è stato eletto:  partito lancia in resta poco prima dell’inizio della campagna elettorale –che lo visto molto presente con larghezza di iniziative e quindi di mezzi – “studiando” da subito  non da consigliere ma direttamente da assessore. Attorno al nome di Valeria Alessandrini, l’assessora ternana, nonostante il record di preferenze, silenzio di tomba.  La discussione a Terni non pare creare grande interesse, a parte – secondo alcuni – una nota di  Thomas De Luca, eletto consigliere dellìM5S il quale la volontà di fare il mastico sui conflitti d’interesse. Una nota vaga, e per questo c’è chi pensa che invece sia mirata a dare una spintarella ad Enrico Melasecche, il “maestro” quando entrambi erano opposizione a Palazzo Spada.

E Forza Italia? Roberto Morroni, indicato come probabile vbice della Tesei, non pare entusista di dover lasciare lo scranno di consigliere al fine di avere le carte a posto per entrare nel governo regionale. Ed allora ecco Laura Pernazza, sindaco di Amelia, prima dei non eletti quindi non obbligata a lasciare lo scranno, (ma forse la carica di sindaco sì), la quale risolverebbe come passare indenni accanto ad un latro apletto, quello delle quote rosa.

E Paola Agabiti? Mannaggia a quelli di prima che hanno fatto uno statuto regionale che prevede solo cinque assessori! Se se ne fossero potuti far sei… Adesso sarebbe necessario aggiungere un posto a tavola.

Ad evitare ulteriori confusioni inutile aggiungere che nel frattempo da parte di Fratelli d’Italia c’è chi vorrebbe in giunta Moreno Fortini; che Eleonora Pace (Fratelli d’Italia) eletta in consiglio lì resterà anche perché ha subito in campagna elettorale qualche fronda interna (leggi candidatura dell’assessora ternana Elena Proietti); che Andrea Romizi, sindaco di Perugia, vedrebbe con favore una “chiamata” per il fido Vignaroli. Ecc. ecc.

Ora dice che dopo la “liberazione” è tutto diverso. Sarà…