Tamponi dai privati: “Una beffa” dice la minoranza in Regione e chiede chiarezza

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“Da oggi essere positivi in Umbria è una colpa. E costa anche un sacco di soldi. Tutti a carico dei cittadini che in caso di positività al test rapido antigenico o sierologico saranno obbligati a fare a loro spese il test molecolare di conferma in un laboratorio privato”.

Con poche parole è descritta una situazione che i gruppi di minoranza in consiglio regionale ritengono sia “L’ennesima beffa per gli umbri”.

Così la definiscono in una nota congiunta nella quale specificano che la decisione della giunta regionale non tiene conto del fatto “che la nostra regione è stata tra le prime in cui è saltato il tracciamento dei contagi. Per questo motivo in molti sono stati costretti a rivolgersi ai laboratori privati, pagando mediamente 40 euro per un test antigenico rapido. Da oggi, se risultassero positivi a questo test, saranno costretti ad effettuare anche il test molecolare di conferma nello stesso laboratorio privato, ma con prezzi che si aggirano tra gli 85 e i 120 euro. E se fino ad ora bastava una ricetta per farsi fare un test rapido in uno dei tanti laboratori umbri accreditati con costi contenuti, ora in caso di positività al sierologico i cittadini saranno costretti ad effettuare il test di conferma persino nella stessa seduta. Con i costi, decisamente più alti, tutti a carico dei pazienti”.

Ovviamente i consiglieri regionali di minoranza hanno sollecitato, con un’interrogazione, la giunta a fare chiarezza. “E’ legittimo – si chiedono – obbligare quei cittadini che sono risultati positivi ad un test rapido, ad effettuare il test molecolare di conferma nello stesso laboratorio privato a loro spese? Quali possono essere le sanzioni a carico dei cittadini in caso di diniego, rifiuto o impossibilità al pagamento del test di conferma in laboratorio privato?”.

“Riteniamo che il sistema sanitario regionale dovrebbe garantire il più ampio sistema di monitoraggio della popolazione possibile e in caso di riscontro di positività tramite test rapido debbano essere i servizi di sanità pubblica a provvedere alla presa in carico e al relativo approfondimento diagnostico – sostengono i consiglieri Fabio Paparelli, Tommaso Bori, Michele Bettarelli, Simona Meloni, Donatella Porzi, Thomas De Luca, Vincenzo Bianconi e Andrea Fora – Riteniamo che una tale decisione sia fortemente discriminatoria nei confronti delle fasce più vulnerabili della popolazione a cui verrebbe negato il diritto di tutelare la propria salute e quella dei propri congiunti. Vista la totale assenza di un monitoraggio sui prezzi dei tamponi molecolari nelle strutture private e alla luce della mancanza di tracciamento degli asintomatici, riteniamo che questa delibera possa generare un potente disincentivo per i cittadini rendendo ancor più inefficace il sistema di tracciamento necessario per contenere la diffusione della pandemia”.