Ru 486, la Cgil: “La donna dev’essere libera di scegliere tra casa e ospedale”

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LA REGIONE: SOLO IN REGIME OSPEDALIERO L’INTERRUZIONE DI GRAVIDANZA FARMACOLOGICA

“La donna deve essere libera di scegliere dove assumere il farmaco ru 486, domicilio o ospedale, ferma restando l’attenzione e la tutela della salute, prima durante e dopo la somministrazione”. Valentina Porfidi, segretaria della Cgil di Terni, e Luciana Cordoni, del coordinamento donne dello Spi Cgil di Terni, lo sostengono in riferimento alla delibera della giunta regionale che è intervenuta sull’interruzione di gravidanza farmacologica.

Una procedura cui in passato in Umbria era possibile ricorrere solo in ambito ospedaliero e dal 2018 in Day Hospital, ma la speranza resta che si passi alla possibilità di applicazione della procedura anche in mabito domiciliare, ovviamente con la necessaria assistenza. “L’interruzione di gravidanza è già una scelta comunque traumatizzante e riteniamo che non si possa aggiungere trauma al trauma con l’obbligo ospedaliero – spiegano le due rappresentanti sindacali – Spetta invece alle Istituzioni, in questo caso alla Regione dell’Umbria, garantire l’assistenza domiciliare attraverso il potenziamento dei servizi territoriali”.

La Regione Umbria ha invece approvato una delibera, proposta dall’assessore alla Salute Luca Coletto, che obbliga il ricorso alla struttura ospedaliera, mentre in regime di emergenza Covid “non piu’ tardi di un mese fa – aggiungono Cordini e Porfidi – aveva fatto ben sperare in un cambio di passo, rendendo fruibile tale pratica a domicilio, auspicando di convertire la prestazione in regime ambulatoriale ed elevando inoltre ad un epoca più elevata di gestazione passando da 7 a 9 settimane, così come già avviene in altri paesi Europei”.

“In attesa che si faccia chiarezza nelle politiche della Giunta Regionale, – aggiungono in una nota sull’argomento – noi sosteniamo che deve essere lasciata libera scelta alla donna, domicilio o ospedale, sul dove assumere il farmaco, fermo restando l’attenzione e la tutela della salute donna prima durante e dopo la somministrazione. Spetta invece alle Istituzioni , in questo caso alla Regione dell’Umbria, garantire l’assistenza domiciliare attraverso il potenziamento dei servizi territoriali.
Nel tempo il ruolo dei consultori si è marginalizzato, sia per i servizi offerti , per carenza di strumentazioni adeguate che per le professionalità occupate , occorre una politica di rilancio dei consultori, tornando ad essere un punto di riferimento dei servizi socio/sanitari nel Territorio per le donne e per la famiglia”