IL “Caso Treofan”: quando la finanza diventa l’unico business

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All’inizio fu la Polymer. Una società del gruppo Montecatini che nel 1949 aveva rilevato dall’Iri-Pirelli lo stabilimento di Terni della gomma sintetica. Era l’anno 1951 quando la Polymer iniziò a Terni la sua attività di trasformazione dei polimeri in fibre chimiche e, poco tempo dopo del film plastico. Ci mise due anni, la Montecatini, a trasformare la vecchia fabbrica della gomma sintetica in un impianto industriale di avanguardia. Tanto all’avanguardia da destinare risorse consistenti alla ricerca impegnandovi mediamente il 10% del proprio personale con punte che negli anni Sessanta e Settanta del secolo scorso, del 12 e 13%. Terni diventò il luogo di applicazione delle innovazioni nate dagli studi di Giulio Natta e del centro di ricerca Montecatini in collaborazione col Politecnico di Milano. Applicazione, nel senso di ulteriore ricerca  proprio per arrivare alla produzione concreta, quella che vien definita “ricerca applicata”.

Proprio al centro di ricerca di Terni sono nate applicazioni che hanno portato sviluppo e che hanno trovato risonanza in marchi divenuti famosi: Meraklon e Moplefan. La fibra sintetica (Meraklon) e il film (Moplefan). Sul mercato le produzioni Montecatini, tra le quali va considerato anche il marchio Movil, ebbero successo e le produzioni  a Terni andarono in crescendo per qualche decennio: la produzione di polimero passò dalle circa cinquntamila tonnellate degli anni Sessanta, alle oltre di centomila della fine del Novecento; la fibra Meraklon da 12mila a 45mila, il film Moplefan dalle circa ottomila tonnellate alle 45mila.

Il film Moplefan si impose nell’industria dell’imballaggio sostituendo i film plastici fino ad allora utilizzati, e trovando larga applicazione nei settori delle plasticature, dei nastri adesivi, dei materiali elettrici. Una produzione che aveva un grande futuro.

Ma già nella seconda metà degli anni Sessanta era iniziato un processo che portò allo sgretolamento della chimica italiana. Cominciò allora un processo di fusioni, acquisizioni, accordi di partnership in un percorso tormentato alla fine del quale di quella Montecatini che era tra le prime cinque imprese chimiche del mondo (Stati Uniti esclusi) rimanevano solo tracce. A Terni, superata la ragione sociale originaria, Montecatini, diventata via via Montedison, quindi Himont e infine Montell, non esisteva più. Impossibile riassumere in poche righe i successivi movimenti e cambiamenti societari, le fusioni, le cessioni di brevetti. Fatto è che nel 1997 Montedison cedette la propria quota azionaria alla Shell e il polo chimico ternano fu smembrato. Moplefan mantenne la produzione di film , ma cedette quella di fiocco e fibra che diventò una società diversa: la Meraklon, con 328 occupati. Agli inizi del nuovo millennio il capitale italiano nel comparto chimico ternano rimaneva in pratica solo in Moplefan divenuto un gruppo comprendente fabbriche a Terni (che era la capofila), Battipaglia, Lamezia Terme, San Gimignano, Liegi. Un  gruppo che comunque faceva capo a Basell, multinazionale nata dall’accordo tra la Shell e la tedesca Basf.  Tempo un anno e Basell vendeva l’80% di Moplefan a Dor Chemicals, società israeliana. Dor, due anni dopo (nel 2003) acquistò una società tedesca, la Trespaphan finanziando l’operazione grazie all’intervento della Bain-Capital, una società americana d’investimenti. In quel momento nasceva Treofan (51% Dor,49% Bain) che assorbiva la Moplefan e la affiancava a Trespaphan e l’australiana Shorko. Il gruppo Treofan che nasceva era primo in Europa e secondo nel mondo, aveva a disposizione due centri ricerca, una capacità produttiva di 280mila tonnellate annue, ed oltre duemila dipendenti. Ma Shorko fu ceduta nel 2005. Nel settembre di quello stesso anno la scheda tecnica di Treofan di Terni informava che la società aveva un capitale sociale di 26 milioni di euro, un fatturato di 75, 216 dipendenti.

Dopo vari movimenti finanziari nel 2009 Treofan entrò nell’orbita De Benedetti che ne acquisisce il controllo attraverso la M&C (Management & Capitali) insieme al fondo Merced Capital e la banca d’affari americana Goldman Sachs. Nel 2016 si cominciò a parlare di un nuovo movimento finanziario con la cessione da parte di M&C ma proprio nello stesso periodo invece  la  holding milanese acquisiva il pieno controllo della società passando dal 41, 59% al 98,75 & del capitale, con un’esborso di circa 46 milioni di euro. Ma la partecipazione di M&C in Treofan subisce per iniziativa della proprietà una svalutazione per 16 milioni e mezzo di euro in conseguenza di condizioni di mercato giudicate sfavorevoli e che avevano determinato la cessione della divisione americana di Treofan, Restava la divisione europea con i suoi tre stabilmenti due in Italia (Terni e Battiglia) ed uno in Germania (Neukirchen).

Niente vendita, quindi, da parte di M&C nell’immediato nonostante si sia parlato dell’interesse di diversi gruppi. Oltretutto sosteneva M&C “i prodotti specialty offrono un’importante opportunità strategica: un coinvolgimento diretto dei brand owner al fine di realizzare, con i centri di ricerca Treofan, prodotti che rappresentino delle soluzioni ad hoc per le esigenze dei brand owner stessi… La clientela del gruppo Treofan risulta quindi caratterizzata dalla presenza di forti e fidelizzati rapporti con i principali brand owner e converter che operano sia a livello globale, sia regionale – si leggeva nella relazione finanziaria di M&C riferita al 31 dicembre 2017 -. Trattasi per lo più di rapporti commerciali duraturi, spesso ultra ventennali. I rapporti con i principali clienti sono generalmente gestiti tramite contratti di lungo termine, in cui è previsto un meccanismo di indicizzazione dei prezzi di vendita ai prezzi della materia prima (granuli di polipropilene di derivazione petrolifera, il cui prezzo non è correlato al prezzo del petrolio”.

Insomma: le prospettive non sono negative così tanto come si temeva e c’erano prospettive positive. “I ricavi totali 2017 del gruppo Treofan ammontano a Euro 412,4 milioni rispetto a Euro 413,4 milioni del 2016”,, informava M&C. “entre l’EBITDA è passato da Euro 31,3 milioni nel 2016 a Euro 20,5 milioni nel 2017; · la divisione europea è stata particolarmente penalizzata da andamenti sfavorevoli sopra citati: a fronte di ricavi sostanzialmente stabili (rispettivamente pari a Euro 272,8 milioni nel 2016 e Euro 271,8 milioni nel 2017), nel 2017 l’EBITDA divisionale è infatti negativo per Euro -3,6 milioni (contro Euro 7,1 milioni nel 2016). Più in dettaglio, la variazione rispetto all’esercizio precedente è frutto di un calo dei volumi e di un calo della marginalità complessiva per effetto sia del mix dei prodotti venduti (ovvero, sono calati i volumi dei prodotti più redditizi) che del calo della marginalità per prodotto”.

Si presentò anche un piano industriale triennale 2018-2020, ma poi nel maggio  2018 Treofan fu cedurta a Jindal. “La finanziaria milanese M&C ha sottoscritto un accordo vincolante per cedere Treofan Holdings, società tedesca attiva nella produzione di film in polipropilene biorientato (BOPP), ad una società controllata dal gruppo indiano Jindal Group, anch’essa attiva nella produzione di film BOPP – fu la notizia sui quotidiani finanziari – Il perfezionamento dell’operazione è previsto entro la fine del primo trimestre del 2019, subordinato al soddisfacimento di alcune condizioni sospensive, tra cui l’ottenimento delle approvazioni antitrust richieste. M&C possiede il 98,75% di Treofan Holdings e, prima del closing dell’operazione, riscatterà la partecipazione di minoranza.Il prezzo base – spiega M&C in una nota – sarà una cifra variabile compresa tra 0,5 e 4,8 milioni di euro… Prima della chiusura dell’operazione, M&C riceverà a titolo di rimborso del prestito soci erogato a suo tempo a Treofan Holdings e distribuzione di dividendi e/o riserve, una somma che al momento si stima in circa 44 milioni di euro”.

Il resto è cronaca di oggi.