Presidente della Provincia, l’M5S: “Non voteremo per Lattanzi” e nel Pd c’è chi salta sulla sedia

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Se il centrodestra annuncia di andare avanti “granitico”, il centrosinistra pare di nuovo invischiato in una serie di contorsioni. Si parla delle elezioni del Presidente della Provincia di Terni. A mezzogiorno di domenica 28 novembre scadeva il termine per presentare liste per il consiglio provinciale e le candidature alla presidenza dell’Ente. Pareva tutto chiaro: centrodestra granitico su Laura Pernazza, Forza Italia, sindaco di Amelia, ricordando le divisioni della tornata scorsa quando – come ha insegnato Trapattoni – si disse gatto troppo presto e si consegnò la poltrona al candidato dello schieramento avverso che era Giampiero Lattanzi, Pd, sindaco di Guardea. Il quale ci rifà cavallo e si presenta candidato del centrosinistra, per una riedizione del duello dell’altra volta, una specie di “Pernazza-Lattanzi due” ma con due appendici diverse nel titolo: “la vendetta”, per Pernazza; “Il ritorno” per Lattanzi.

Tutto bene allora? Macché! A gettare un sasso in piccionaia ci hanno pensato quelli del Movimento Cinque Stelle, i quali un quarto d’ora dopo la scadenza del termine per la presentazione delle candidature diffondevano una nota in cui si dice in estrema sintesi: ferma restando l’adesione alla lista progressista, voteremo solo per i nostri candidati al consiglio provinciale e non voteremo nessuno dei due candidati alla presidenza.

Questa la posizione chiara, netta, inequivocabile che ha fatto fare un salto dalla sedia anche ad uno che – almeno all’apparenza – tanto ginnico non dev’essere: il capogruppo del Pd in consiglio comunale Francesco Filipponi. Perché Filipponi, ci aveva creduto. Tanto è vero che 24 ore prima aveva commentato l’unità d’intenti del Pd, M5S, Socialisti e Civici (di Fora) definendolo “Un accordo politico che coinvolge tutta la provincia e può diventare un segnale importante in vista degli appuntamenti elettorali 2023”. Gli è tutto da rifare, direbbe Gino Bartali. Anche se l’M5S prova a lasciare le porte aperte affermando che comunque non è “in discussione la nostra volontà di proseguire in un confronto leale ed unitario con tutte le forze del centrosinistra e civiche, anche quelle non presenti dentro le istituzioni, considerando che in questi anni tanto abbiamo lavorato ed investito reciprocamente con stima e lealtà per prepararci alle prossime sfide elettorali cercando di unire e mai di dividere”. Loro lo dicono, e probabilmente sono pure convinti, ma gli altri si fideranno? Beh, ci vorrà davvero tanta buona volontà.

A questo punto? Lattanzi può dire addio ad ogni speranza? E chissà. Perché c’è di più. E il di più è che se i candidati alla presidenza sono uno di centrodestra e l’altro di centrosinistra, e perciò ovviamente due, le liste di candidati al consiglio sono invece tre. In una ipotetica bacheca coi volti dei possibili presidenti, a fianco alla foto di Pernazza e Lattanzi, va messo anche un riquadro con un grosso punto interrogativo. Fermo restando che la scelta è tra Pernazza e Lattanzi, chi voteranno i sostenitori della lista tre?

Per loro ha parlato, intervistato dal Corriere dell’Umbria, Valdimiro Orsini: “Sul Presidente decideremo al momento opportuno intanto vogliamo realizzare un’operazione politica guardando al futuro”. Lui, uscente come consigliere provinciale si ricandida. Orsini viene dal Pd nelle cui liste fu eletto nel 2018 a Palazzo Spada e poi in consiglio provinciale. Successivamente uscì dal Partito Democratico e ora fa parte del gruppo misto, dopo essere stato in Upt un gruppo consiliare che a Palazzo Spada allineava, oltre a lui, transfughi della Lega e di Fratelli d’Italia.

Nel Pd, quello dei tempi delle finestre chiuse, Orsini apparteneva, insieme a Lattanzi, ad una componente il cui leader disse apertamente di essere stato “vicino” ai candidati del centrodestra alle elezioni ternane del 2018 e regionali del 2019. Vacci un po’ a capire! Tutto dipende da un possibile accordo da raggiungere “al momento opportuno”, ma comunque nei giorni che mancano da qui al 18 dicembre quando si voterà. Con una componente che può fare da ago della bilancia. E il centrosinistra ternano pare essere tornato ai “bei tempi” di una volta.