La medicina sociale preventiva in fabbrica, un’esperienza incompiuta che si può rilanciare

Cosa rimane del Me.So.P., la straordinaria esperienza ternana di medicina sociale preventiva nei luoghi di lavoro, lanciata negli anni 70 del secolo scorso? E come si può valorizzare quel percorso per il presente e il futuro?

Sarà questo il tema dell’iniziativa che Cgil, Cisl e Uil di Terni organizzano domani,mercoledì 16 febbraio, dalle ore 16.00, in diretta dalla biblioteca di Acciai speciali Terni.

Claudio Cipolla, segretario generale della Camera del Lavoro di Terni coordinerà i lavori che saranno aperti dall’introduzione di Riccardo Marcelli, responsabile Cisl Terni e dai saluti del responsabile Welfare di Ast, Giovanni Scordo, e di Federica Abbati, per la Rsu. Interverranno poi Lamberto Briziarelli, della facoltà di Medicina dell’Università degli Studi di Perugia, Luciano Sani, specialista in Igiene e Medicina preventiva, Fabio Strambi, Medico del Lavoro, Giorgina Scarficcia, dell’Associazione medici sportivi dilettantistici, Valerio D’Alò, segretario nazionale Fim Cisl, Danilo Serva, direttore del dipartimento di Prevenzione della Usl Umbria 2, Maurizio Molinari, segretario generale Uil Umbria, Laura Sarnari, dirigente medico Prevenzione salute ambiente di lavoro, Giacomo Muzi, Medicina del lavoro dell’Università degli Studi di Perugia. Concluderà i lavori Ivan Pedretti, segretario generale dello Spi Cgil nazionale. 

Quello del Mesop, per la verità, fu un percorso che si esaurì nel giro di una decina di anni, paradossalmente con la riforma sanitaria avviata con la legge 833 del 1978 e i successivi provvedimenti normativi ad essa collegati. Paradossalmente, perché in un certo senso i principi che erano alla base dell’esperienza Mesop furono fatti propri dalla riforma scivolando in seguito gradatamente verso la prassi più generale.

Attraverso la medicina sociale preventiva, che a Terni nacque soprattutto ad opera del movimento operaio e sindacale, il lavoratore acquisiva un maggiore controllo della gestione della propria salute in fabbrica. Per ciascun soggetto era previsto un libretti sanitario personale da porre in relazione con un registro dei rischi ambientali e la possibilità di valutare eventuali dati statistici considerevoli che potevano porsi in relazione con i fattori di rischio. Ciò portava non solo ad una diversa valutazione dei danni derivati, ma anche di un percorso che poteva portare all’individuazione dei fattori negativi da correggere con l’intervento delle aziende. La salute del lavoratore al centro del processo di produzione. Ovviamente il lavoratore singolo si avvaleva del confronto con il proprio medico di famiglia, riguardo i dati della salute personale, e con l’organizzazione (sia il servizio sanitario in fabbrica che gli organi di tutela dei lavoratori) per tutto il resto. Una illustrazione a palmi, che consente comunque un minimo di informazione per coloro per i quali Mesop è solo un acronimo che rievoca esperienze di ormai mezzo secolo fa, ma che invece il sindacato ternano ritiene molto utile rilanciare.