Una parola… Loro la facevano facile. Ma ammesso che avesse trovato una soluzione con la moglie Alba e con la figlia di 15 anni, come poteva “cacciare le carte” se era già sposato? Per di più la moglie era viva e in buona salute mente il divorzio in Italia non era ancora legge: c’era da finire dritti dritti in gattabuia per bigamia. Era un problema serio insomma.
Nel 1960 Emidio aveva già 41 anni. Giuseppina, che nel 1955 quando lui la conobbe aveva 24 anni, era arrivata vicina ai trenta. Età giusta per il matrimonio. Fosse capitata a suo fratello Alfredo la cosa non sarebbe stata così difficile, pensò Emidio, Alfredo era scapolo! Fu un bagliore… E già: bastava spacciarsi per Alfredo ed era cosa fatta. Già, ma Alfredo? Sarebbe stato d’accordo a rinunciare definitivamente a sposarsi?
Alfredo, da buon fratello, si votò al sacrificio. Anche perché stava in brutte acque per certi ammanchi: non ci aveva una lira, insomma. In fondo tirar su quattro soldi vendendosi solo il nome di battesimo non era occasione da buttar via. E trovarono l’accordo: settantamila lire di anticipo e diecimila lire al mese per un anno. Totale 190 mila lire e la cosa era fatta.
Fu un gran bel matrimonio, una grande festa, la luna di miele, la nascita di una bella bambina. Ma era destino… Non ti arrivano i carabinieri? Cominciarono a fare un sacco di domande, sempre più precise. Insomma scoprirono tutto. Emidio, Alfredo e Giuseppina, che pare sapesse, furono denunciati per sostituzione di persona, falso in atto pubblico e alterazione dello stato civile. Matrimonio nullo. I carabinieri erano stati informati per filo e per segno. Da chi? Da un’altra donna, la terza, di Emidio. Il quale a Roma, sua città natale, aveva già convissuto con una ragazza per lungo tempo, visto che erano nati tre bambini. Emidio, ad un certo momento, aveva ritenuto prudente fare le valigie e trasferirsi a Terni. Probabilmente anche quella ragazza aveva fratelli grossi come armadi.
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