Da qui la scelta. Ma la firma del contratto avrebbe portato forti danni all’economia ternana e per questo si promosse la mobilitazione. In quello stesso giorno circa tremila operai erano usciti dalla fabbrica fermando la produzione e in corteo erano giunti al municipio dove l’assessore repubblicano Giammari tenne un comizio.
La riunione dell’aula consiliare finì con la decisione di approvare un ordine del giorno in cui si protestava per la scelta del Governo e di inviare una delegazione per conferire direttamente col presidente Giolitti ed esporgli i problemi e le richieste della città.
Non mancarono le polemiche: i consiglieri socialisti Farini e Monicelli si astennero al momento del voto finale sul documento: il partito socialista attaccava spesso “i succhioni della Terni” accusati di ricattare il governo per avere facilitazioni e finanziamenti, istigando operai e città allo sciopero. Dubitavano che anche in quella occasione stesse accadendo la stessa cosa.