Castelluccio di Norcia: per vento e neve danni alle strutture agricole del doposisma

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Il maltempo di questi ultimi giorni, ha colpito anche le zone del sisma, in particolare Castelluccio di Norcia, dove vento e neve hanno danneggiato alcune strutture temporanee degli agricoltori. Lo segnala Coldiretti Umbria, che ha raccolto la preoccupazione e lo scoramento di alcuni imprenditori che oltre all’emergenza pandemia, si trovano ad affrontare le intemperie che amplificano le ferite ancora aperte del sisma di quattro anni fa.

“Le tensostrutture danneggiate – spiega Gianni Coccia della Cooperativa della Lenticchia di Castelluccio di Norcia – erano state da noi sconsigliate perché non adatte al territorio e questo a testimonianza dell’importanza di ascoltare di più chi vive in queste zone. Speriamo che sia l’occasione buona – aggiunge Coccia – per andare verso strutture definitive e non più precarie come quelle utilizzate sino ad oggi. L’auspicio e che le nuove strutture possano essere realizzate in tempi ragionevoli, prima del nuovo raccolto estivo”.

“Avevamo segnalato da subito la precarietà di queste strutture – ribadisce Ottavio Testa, imprenditore agricolo e zootecnico di Castelluccio. Occorre, per il nostro territorio, una ricostruzione definitiva: Castelluccio sconta ancora le ferite del sisma e una grande solitudine, senza che si veda ancora una reale via di uscita”.

“L’agricoltura in zone di montagna – sottolinea Alessandro Salvatori presidente di sezione della Coldiretti di Norcia – già implica di per se un impegno molto gravoso per gli imprenditori agricoli, che nelle aree colpite dal sisma continuano a vivere stagioni e inverni che rischiano di fiaccare anche le più forti capacità di resilienza e di favorire l’abbandono di attività simbolo e pregio del Made in Umbria agroalimentare. È necessario a quattro anni dal terremoto – aggiunge Salvatori – riuscire a garantire un minimo di stabilità economica per agricoltori che cercano di sopravvivere e ripartire dalle devastazioni subite, ed ora alle prese con le ulteriori difficoltà legate alla pandemia: un’emergenza nell’emergenza, tenuto conto che si tratta di un tessuto economico che non può prescindere dal binomio cibo e turismo”.