Alla Tempus Vitae omaggio ad Aurelio De Felice

De Felice, aurelio

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Aurelio De Felice: Opere inedite e poco note  – Ritratti, autoritratti, bozzetti (1932-1960) è la mostra che verrà inaugurata il 23 maggio alle 18 presso la Tempus Vitae Gallery a Terni in via Armellini, 3.
La mostra, un chiaro omaggio all’artista del Novecento più rilevante della bassa Umbria, oltre ad anticipare una importante scadenza, quella relativa alla schedatura  delle carte del fondo dell’artista che generosamente il nipote Pericle ha donato all’Archivio di Stato di Terni, sancisce definitivamente la vocazione della sede della Tempus/Vitae in via Armellini a galleria d’arte.
Liniziativa è dell’Associazione Tempus Vitae in collaborazione con il Centro Studi Storici Terni, e il patrocinio del comune di Terni.

Aurelio De Felice, torre orsina
Aurelio De Felice

La mostra, curata da Domenico Cialfi e Alessia Curini, ben si adatta ad una galleria limitata negli spazi, risultando di necessità affidata a pochi esempi scultorei e di mole inevitabilmente ridotta. Ciò nonostante, i curatori hanno cercato di far affiorare la linea evolutiva del Maestro che, muovendo i primissimi passi da un insoddisfacente e rifiutato (perfino con toni sprezzanti) naturalismo di impronta accademica, trapassa con convinzione verso l’espressione tipica della “scuola romana”, di cui rappresenta per così dire la terza ondata, “apportandovi, senza esasperare l’espressionismo “romano”, la dimensione sognante dell’elegia e dell’incertezza – scrivono i curatori della mostra – rivisitando anche stilemi neoumanistici e arcaicizzanti, forieri di realizzazioni  plastiche bagnate da una luce capace di fluire morbida sui vari piani, mentre la malinconia continua a corrodere come dall’interno le sue “creature”.T ale piega poetica non riguarda solamente le maggiori realizzazioni, ma anche una serie di ritratti presenti in mostra (compreso uno splendido autoritratto del 1944), fisiognomicamente somiglianti e formalmente definiti, ma aperti alla dialettica della luce”.

“Dopo la fase parigina, conclusasi nel 1955, e momenti di crisi e di studio, – continuano Domenico Cialfi e Alessia Curini – assistiamo ad una nuova avventura nell’ambito della ricerca formale del Maestro di Torre Orsina, in cui si possono riconoscere echi rivisitati di Brancusi e soprattutto di Modigliani,  qui rappresentati da due mirabili opere in pietra del 1956: la stele “Primavera” e il “Cristo”.Se nel modulo arcaico della stele, che contiene a fatica una realizzazione plastica fluente ma realizzata con incisioni profonde nella materia, il Maestro realizza un rilievo schiacciato che si offre generoso alla luce, nel “Cristo”, dai tagli netti e decisi nello sfalsamento dei piani, realizza una testa in pietra, non esente da intenti autorappresentativi, molto allungata che, sempre Vivaldi, definisce “più gotica che modiglianesca”, evidenziando così la ricchezza dei riferimenti dell’artista umbro”.
La mostra, che si avvale nell’ambito documentario anche di alcuni scatti di Enrico Valentini, ha attinto a collezioni private, in primis a quella del nipote Pericle De Felice, ma anche Paolo Tattoli ha generosamente acconsentito che venissero esposte alcune sue opere.Le associazioni proponenti ed impegnate nell’allestimento della mostra già nel 2015, anno del centenario della nascita dell’artista, si impegnarono in un’esposizione defeliciana al Museo diocesano della città, rifinita anche da un convegno di studio sull’artista umbro.
Orario di apertura della mostra dal lunedì al venerdì 16-19.30, sabato e domenica 10-13/16-19.30.