Acque minerali umbre, M5s da Battaglia: “Le multinazionali pagano un euro per mille litri”

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“Il testo di legge che la giunta Tesei ha portato in discussione è totalmente inadeguato perché fortemente sbilanciato a favore delle multinazionali. Un testo volto a sottrarre ricchezza dai territori, da chi li abita a chi li sfrutta”. Il consigliere regionale del M5S Thomas De Luca è pronto a dar battaglia sulle concessione per lo sfruttamento delle fonti delle acque minerali in Umbria. Secondo De Luca la Giunta Regionale “sta riscrivendo le regole in maniera unilaterale e ascoltando solo le  multinazionali. Qualcuno ci vuole soggiogati alla logica estrattivista dei grandi gruppi d’interesse economici. In un settore sensibile che va a toccare un bene primario degli umbri e anche il destino di tanti lavoratori. Ma noi del Movimento 5 Stelle a questa logica non ci stiamo. Chi vuole gestire i beni degli umbri deve farlo a condizioni favorevoli per i cittadini e non solamente a vantaggio dei portatori di interesse e delle imprese”.

L’M5S ha presentato due emendamenti che dovranno essere, comunque discussi insieme al testo di legge di iniziativa dekka Giunta. Uno dei due emendamenti, spiega De Luca, chiede di eliminare la vergogna degli indennizzi alle aziende nel caso in cui per gravi motivazioni, conseguenza dell’emergenza climatica-ambientale, le acque vengano riservate in via emergenziale per uso idropotabile alle popolazioni”, il che significa “nel caso una crisi idrica colpisse la nostra regione e ci fosse necessità di attingere acqua dalle nostre sorgenti date in concessione, che dovremmo noi pagare e risarcire le aziende”.

Il secondo emendamento chiede di inserire obbligatoriamente il nome ‘Umbria’ e il nome dei comuni in cui sgorgano le sorgenti nel marchio, nella comunicazione e nella pubblicità legata alla commercializzazione delle acque minerali. Riferisce lo stesso consigliere M5S che “ad oggi l’acqua da imbottigliare viene pagata cifre irrisorie, circa un euro ogni mille litri, un terzo circa rispetto a quanto le imprese operanti nello stesso settore spendono per l’utilizzo delle sorgenti venete. Una cifra immensamente inferiore a quella che i cittadini umbri pagano per l’acqua che esce dal rubinetto di casa.