Tutto l’autoparco bloccato, significava non tanto l’impossibilità di utilizzare le due o tre “Fiat 1300” blu (allora ci si andava cauti) di sindaco e assessori, ma anche tutti i mezzi per la raccolta dei rifiuti e tutti gli autobus per i trasporti urbani. Nel 1969, infatti, era ancora il Comune a gestire direttamente entrambi i servizi. Causa di tutto, il mancato pagamento all’erario di un’imposta di registro di 13 milioni di lire, cui si aggiungevano gli interessi: sette milioni.
Il Demanio, dimentico dell’accordo del 1913, non solo non riconsegnò le aree al Comune, ma le usò per allocarvi uffici statali. Risale quindi all’immediato dopoguerra la seconda puntata della vicenda, col Comune che ricorse contro il Demanio. Un’altra quindicina di anni e, nel 1960, si trovò un compromesso: quel che era fatto era fatto, lo Stato si teneva gli uffici, ma tutto il resto delle aree tornava alla municipalità ternana. Beni restituiti alla disponibilità del legittimo proprietario, quindi niente tassa di registro. Così la pensavano in municipio. Ed invece no: non di restituzione, si trattava, ma di cessione di beni dallo Stato al Comune che quindi la tassa di registro doveva pagarla: «Fa 13 milioni», disse il fisco. Ricorso del Comune e… campa cavallo. Chissà quanto tempo sarebbe passato prima che la commissione provinciale delle imposte si pronunciasse. Nove anni, passarono. Ma poi l’Intendenza di Finanza mangiò la foglia e accompagnò la richiesta dei soldi con l’atto di pignoramento immediato degli automezzi.
Veemente l’opposizione del sindaco Ezio Ottaviani che non poteva consentire il blocco del servizio trasporti e della raccolta dei rifiuti. Ennesimo ricorso, quindi, e pignoramento sospeso.
Com’è finita? Non ci sono notizie, probabilmente la faccenda s’è risolta con la firma di qualche funzionario in fondo ad un accordo. Ma… i 56 anni da allora non sono ancora passati. Chi può escludere sorprese per il sindaco di oggi?
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