Gli esempi di Wembley e quelli del Policlinico Gemelli

Il commento

di GIOCONDO TALAMONTI

gIOCONDO tALAMONTI

Dalla patria del Fair Play, un esempio per tutti… di ipocrisia e di mancanza
di “cultura della sconfitta”.
Il match finale era cominciato bene, nel senso che tutti giocatori si erano
inginocchiati per condannare il razzismo. È, invece, finita malissimo, visto
che i tre ragazzi inglesi di colore, Marcus Rashford, Jadon Sancho e
Bukayo Saka sono stati oggetto di insulti razzisti sui social, rei di aver
sbagliato i rigori, come se azzeccarli fosse stata una questione riservata ai
bianchi. Aldilà di ogni considerazione, questo esercizio di incitamento
all’odio ha avuto in rete un’ampia risonanza, amplificando le
manifestazioni di inciviltà in un Paese che ha storicamente vestito i panni
dell’uguaglianza, della civiltà e della cultura. La Federcalcio britannica e il
primo ministro, Boris Johnson, hanno condannato duramente gli insulti
razzisti dopo la sconfitta ed è stata aperta un’inchiesta da parte della
polizia metropolitana per individuare gli autori.
Ma non sono stati i soli. Una mano per aggravare l’atto di inciviltà l’hanno
data anche gli stessi atleti che nel corso della premiazione si sono sfilati la
medaglia d’argento, a spregio del senso di lealtà insito nello Sport. Quasi
non bastasse a rendere buia una giornata negativa per il calcio inglese, c’è
da aggiungere il comportamento dei tanti tifosi presenti a Wembley che
hanno abbandonato gli spalti senza attendere la conclusione della
cerimonia.
Un esempio tangibile è venuto da Sua Santità Papa Francesco, ricoverato
al Policlinico Gemelli, il quale ha gioito per la vittoria dell’Italia agli
Europei e dell’Argentina nella Coppa America. L’11 luglio 2021 si è
affacciato dal decimo piano del Gemelli e si è soffermato sul significato
dello Sport e dei suoi valori e sulla capacità sportiva di saper accettare
qualsiasi risultato, anche la sconfitta: “solo così, davanti alle difficoltà
della vita, ci si può sempre mettere in gioco, lottando senza arrendersi,
con speranza e fiducia”.
Papa Francesco da ex giocatore di calcio e tifoso della squadra del San
Lorenzo de Almagro in Argentina, ha una simpatia per la pratica dello

sport, e dall’inizio del suo pontificato incontra sportivi e rappresentanti
delle varie discipline, sottolineandone spesso la forza educativa. Il 13
agosto del 2013 rivolgendosi ai campioni delle nazionali di Italia e
Argentina, ricevuti in Vaticano, alla vigilia dell’amichevole di calcio
disputata all’Olimpico di Roma, ebbe a dire: “Anche se siete dei
personaggi, rimanete sempre uomini, nello sport e nella vita. Uomini
portatori di umanità…”
La valenza dello sport è nella capacità di generare valori e accrescere lealtà
e umanità fra i contendenti con l’obiettivo di favorire il rispetto, la pace,
l’unità. Lo Sport ha insita l’idea di osservazione delle regole, misurazione
di abilità e confronto interiore, orientato, dunque, al bene, lontano da ogni
rivalità invidiosa e dall’odio tra tifoserie, capace di un monito: “nessuno è
in grado di vincere da solo, né sul campo di gioco, né nella vita”.
La vittoria finale dell’Italia è il risultato di tante piccole vittorie maturate
nella pratica dei valori sportivi, da quelli che vanno alla serietà
dell’allenamento, all’umiltà di apprendere dalle sconfitte. Così s’è
costruito il gruppo, consapevoli che il successo è il frutto della modestia,
dell’impegno e della divulgazione del messaggio. Trentaquattro vittorie
consecutive non arrivano per caso. Per conseguirle necessitano di
programmazione, sacrificio, senso di appartenenza, così evidente già nella
concentrazione corale all’Inno di Mameli. La nazionale italiana, ha
sottolineato il Presidente Sergio Mattarella, presente a Wembley, ha
ottenuto una “vittoria meritata, al di là dei rigori”, in uno stadio dove
70.mila spettatori tifavano Inghilterra. L’Italia è stata capace di assorbire
l’handicap iniziale di un goal dopo due minuti, e reagire grazie allo spirito
di appartenenza e al sacrificio. Dispiace dover rimarcare il perduto spirito
di lealtà sportiva che ha fatto grandi gli inglesi nel tempo: i fischi all’Inno
di Mameli, così come ad ogni altro Inno dei vari avversari incontrati, e la
dimenticanza della coppia reale di salutare il nostro Presidente al termine
della manifestazione. Bye, bye fair play. C’era una volta il Regno Unito.
Benvenuta Brexit!

Giocondo Talamonti