Vincenzo Bianconi, il candidato presidente che viene da Norcia

INCONTRO A TERNI CON LA GENTE DEL PD, INSIEME AI CANDIDATI “DI ZONA”

Vincenzo Bianconi

“E che vengo da Norcia!?”. A Terni si dice per darsi la patente di evoluto e “sveglio”. Invece proprio da Norcia arriva Vincenzo Bianconi, il candidato presidente alla Regione Umbria del centrosinistra e dei Cinquestelle. Sarà, ma l’impressione è che per lui il detto non valga. Dipenderà, forse, dal fatto che lui vanta un’esperienza piuttosto consistente di contatti col resto del mondo, prima come presidente nazionale poi come componente dell’associazione internazionale dell’associazione degli albergatori.

 Lo ha raccontato, a Terni, all’Hotel de Paris in una sala gremita (ma perché certe iniziative non si fanno in piazza?) mostrando la capacità di sintetizzare quello che poteva essere un lungo racconto. E così ha parlato di quel che ha imparato vedendo non solo quel che accadeva nel settore alberghiero, ma guardando a come erano organizzate grandi e piccole città in mezzo mondo; quale metodo usavano per stare al passo coi tempi, anzi per fare ogni giorno un passo avanti. Un incontro con la realtà che travalica i confini del “paesello”, ma tenendo fermi alcuni valori che proprio il “paesello” e la famiglia gli hanno trasmesso, instillato. Una famiglia che ci ha messo 160 anni a costruire un’impresa (operano nel settore turistico); una famiglia dove si è agito e si agisce ancora adesso non scansando il lavoro, la fatica, il sacrificio. Tenendo presenti concetti di solidarietà umana, che nascono dal rapporto costante con le persone che lavorano in quell’impresa (140 i dipendenti) che non possono trovarsi senza lavoro perché” il terremoto ci ha devastato tre alberghi, e il quarto ce lo ha danneggiato seriamente, portandosi via in cinque anni una decina di milioni di fatturato. E con la prospettiva di ricominciare da capo, ricordando sempre quel che abbiamo fatto in 160 anni, ma sapendo che sul piano pratico non conta più, che bisogna darsi da fare, guardare avanti, cercare nuove motivazioni”.

La sua storia e quella della sua famiglia e della loro impresa, viene usata da Bianconi come metafora: è ciò che bisogna fare in Umbria. “Per superare lo scoramento subito dopo il terremoto mi ero posto un obiettivo su cui ho cercato di portare le altre imprese di Norcia, il sindaco, la gente con cui parlavo, gli amici: noi non dobbiamo ricostruire Norcia com’era. Dobbiamo ricostruirla meglio di quel che era, molto meglio”. “E’ stato così che quando, quindici giorni fa, mi hanno proposto di candidarmi ho pensato: wow, il campo sportivo mi diventa più grande, non più Norcia la città che amo, ma l’Umbria, la Regione che amo. Ho all’inizio pensato che era un impegno troppo grande e non ho dato la mia disponibilità, ma poi ho pensato anche che mi sarebbe rimasto il rimorso di non averci provato. Così ho richiamato: era ancora valida l’offerta?”.

Sappiamo com’è andata a finire. E allora si comincia. “Sto andando nei vari territori umbri, tutti particolari, tutti diversi e ognuno con problemi che sono differenti dai problemi di tutti gli altri. In ogni posto me li hanno sottoposti, in ogni posto mi hanno chiesto di promettere di trovare subito la soluzione. Non ho potuto farlo con nessuno: ho fatto una sola promessa, ossia che tutto sarà fatto nella trasparenza, nel rispetto della legalità, sollecitando la partecipazione della gente interessata. Non ci sono le risorse per risolvere tutto, sarà necessario compiere delle scelte. Ma lo faremo col metodo cui ho appena accennato”.

Niente promesse, quindi, perché non sarebbe onesto nei confronti di nessuno. L’impegno serio a tener conto delle questioni di ogni territorio, senza che nessuno si senta privilegiato o bistrattato. Quindi un accenno alle “menzogne e alle falsiatà”, dice, sull’assegnazione ei fondi per la ricostruzione. E la voglia di protagonismo che spinge anche chi ha altri compiti doveri a saltare a piedi pari dentro una campagna elettorale per fomentare la cultura dell’odio, del rancore, del privilegio. La risposta è venuta – su questo piano proprio da Bianconi: “Non parlo mai male di nessuno”. Poi è finita tra gli apllausi, le strette di mano e – segno di distinzione – senza selfie.