Verde pubblico: un albero può essere abbattuto solo come estrema soluzione

Fiori pollice M5S

L’Intervento/ A Terni come mai è diventato urgente un intervento “a tappeto”?

Giocondo Talamonti

di GIOCONDO TALAMONTI

Il verde pubblico contempla aspetti che possono sfuggire ad un frettoloso esame. In
città svolge una funzione di abbellimento degli spazi comuni, esattamente come fa
ciascuno di noi per migliorare il proprio contesto abitativo. Una pianta vive e questa
sua proprietà si contrappone alla rigidità delle costruzioni, alla freddezza del
cemento. Ma aggiunge caratteristiche vitali per l’azione benefica di cui è portatrice
nei confronti dello smog ambientale e del traffico cittadino.

Quanto detto richiede una costante attenzione, da parte delle amministrazioni, nella
gestione e cura della loro vita. È un compito severo, impegnativo che va oltre quello
materiale della loro manutenzione per abbracciare aspetti salutistici ed estetici. Ciò
premesso, in ragione della crescita biologica di cui s’è detto, può accadere che
circostanze avverse suggeriscano di dover abbattere un albero per salvaguardare la
salute di altre piante, dei cittadini, della sicurezza di uomini e cose.

È una decisione estrema che impone competenza nella valutazione dei casi,
considerato che una pianta, perché svolga la funzione che è chiamata a sostenere,
necessita di decine di anni per raggiungere medie dimensioni. Esistono una serie di
misure che possono ritardare la decisione di abbattere un albero, esaurite le quali, nel
caso persistano i motivi che suggeriscono il taglio, è obbligatorio procedere
all’estrema scelta.

Questa può derivare da motivi di sicurezza della viabilità, rischi di cedimenti,
presenza di batteri pericolosi per le persone o altre piante. L’abbattimento di 150 pini
secolari, indipendentemente dalle ragioni che l’hanno consigliato, è una perdita reale
del patrimonio verde di una città come Terni, con gravi ripercussioni, salutistiche ed
estetiche. È lecito chiedersi come tutto ciò sia diventato inevitabile sull’intero
territorio cittadino e se esiste un monitoraggio costante del patrimonio arboreo (piante
singole e/o in filare) per la verifica del loro stato di salute.

Una misura così drastica merita, quanto meno, una verifica delle condizioni che
l’hanno determinata. Risulta altrettanto difficile comprendere come l’ampiezza
dell’intervento si sia rivelato indispensabile in un medesimo tempo, quasi a riparare
una gravità inavvertita fino a quel momento.

Sarebbe interessante conoscere le relazioni tecniche sulla scorta delle quali è
avvenuto il taglio, considerato che la messa a dimora di nuove piante non potrà
soddisfare, per vari decenni, le condizioni e il ruolo svolto da quelli abbattuti.