Terni, le dimissioni di Giulia Silvani e le agitazioni interne alla Lega

Il volantino elettorale di Giulia Silvani

Avanti un altro. Ormai il gruppo consiliare della Lega al Comune di Terni è diventato un autobus: ad ogni fermata qualcuno scende, qualcun altro sale. L’autobus viaggia e sembra sempre lo stesso, ma dentro ci sono facce continuamente diverse.

Sarà che la vita è bella soprattutto quando è varia, ma a questo punto il consiglio comunale che decide sulle sorti della città è profondamente mutato rispetto a quello uscito dalle urne del 2018. Oltretutto se a politici ed amministratori “navigati” subentra qualche scartina, beh… non è  la stessa cosa. Il consiglio “del rinnovamento”, si disse, ma per la verità s’era capita un’altra cosa.

Avanti un altro perché c’è un altro dei consiglieri della prima ora, che passa la mano e quindi uno dei non eletti che subentrerà. Ad andarsene è Giulia Silvani che si è dimessa sia dal consiglio che dalla Lega. Perché? Boh. Silenzio assoluto tanto più che in Comune hanno preso atto della decisione della consigliera, l’hanno immediatamente cassata dall’elenco dei componenti dei gruppi mostrando riflessi degni del miglior Jacobs e nessuno ha speso un parola, se non altro per dirle “ciao”: l’eccezione è stata Barbara Saltamartini, ex commissaria del partito a Terni, anche lei costretta a scendere dall’autobus quando vi  è salito Niconunzi, otricolano doc.

Secondo Saltamartini la Lega perde un elemento di  valore: preparata e pronta a rispondere fruttuosamente  ad ogni richiesta del partito, Giulia Silvani sembra avesse un difetto: quello di parlare diretto, di dire pane al pane, di sottolineare la necessità di un lavoro più concreto ad opera di un partito che, vistosi assegnare dagli elettori il compito di rilanciare una città che si diceva disastrata è chiamato ad una seria ed attiva programmazione. In effetti non bastano gli interventi d’imbellettamento: qualche pino sdraiato, piste ciclabili praticamente inutilizzate, buche otturate che subito sin riaprono, spostamenti di simboli cittadini in luoghi improbabili e da ultimo attivazione della pompa dell’acqua in qualche fontana mentre altre – che s’era giurato sarebbero state restituite alla città già nel 2020- sono ancora impastoiate nel bandone.

Anche l’imbellettamento serve alla città, intendiamoci, ma è un po’ poco se si pensa che nessun problema di quelli veri è stato affrontato: dall’economia, al commercio, al traffico, all’ambiente, al recupero del centro cittadino, ai servizi… E’ sembrato di assistere, per lo più, ad esercizi di propaganda che hanno creato consensi facili ma forse anche fragili, trincerandosi dietro il paravento della mancanza di risorse.

E Giulia Silvani se ne va. Nel “mistero”, come a suo tempo l’assessore Leonardo Bordoni. Prima di lei, tra gli eletti del 2018, per promozioni, “grazie ricevute”, o per defenestrazioni hanno abbandonato il gruppo Lega a Palazzo Spada: Emanuele Fiorini, Enrico Melasecche, Anna Maria Leonelli, Valeria Alessandrini, Cristiano Ceccotti, Leonardo Bordoni, Paola Pincardini, Monia Santini, Sara Francescangeli. Mentre sono arrivati nella Lega l’attuale capogruppo Federico Brizi (da Forza Italia) e Marco Cozza (dall’M5S), tra surroghe, e surroghe delle surroghe, si è arrivati a chiamare in consiglio gente che, alle elezioni, è finita oltre il ventesimo posto nell’elenco delle preferenze. Se tanto mi da tanto, considerato che ci sono altri due anni da passare, anche i 27 voti dell’ultimo di quella lista contano qualcosa: basta un po’ di pazienza.

Nel frattempo si sono formati gruppi e cordate, questi sì attivissimi. Perché ci sono i posti da guadagnarsi e, soprattutto quelli da tenersi stretti scalciando contro chi incalza. Da qui gli incontri conviviali tra segretari regionali che sono parlamentari ma vogliosi di fare il sindaco al paese (Caparvi) e vice segretari, senatori miracolati e commissari di partito in comuni di medio cabotaggio (Alessandrini). Da qui gli “sgomitamenti” del vice presidente del consiglio comunale a Terni (Devid Maggiora) che cerca un posto al sole di quelli veri, di  altri consiglieri che vorrebbero finire in giunta, e per restarci e delle truppe cammellate che da paesini di confine vogliono raggiungere la luna (li chiamano “li pecorari”).

E per finire c’è il sindaco di Terni, Leonardo Latini, la cui sedia è oggetto di desiderio per diversi che se la sognano la notte. Per il momento – almeno – c’è seduto lui, Latini, con l’aria di quello che atterrato col paracadute mezzo chiuso si alzò in un polverone: “Chiedete a me che succede? Boh, io so’ arrivato mo’! ”.

Intanto gli alleati di maggioranza della Lega  stanno alla finestra: hanno da veni’ le elezioni di ottobre!