Svaligiata la basilica di San Pietro a Perugia

Fu un “colpo” audacissimo, quello portato a compinto la notte del 29 marzo 1916 nella basilica benedettina di San Pietro a Perugia. Audace e favorito anche da una non adeguata sorveglianza, quale sarebbe stata necessaria per una chiesa che raccoglieva al suo interno opere d’arte di grande valore. Si calcolò che i ladri avevano avuto a disposizione quattro ore per lavorare in tutta tranquillità.

La basilica di San Pietro nei primi del ‘900

Non potevano averci messo di meno. Erano entrati dalla parte posteriore dell’edificio e “precisamente da un balcone che s’apre dietro l’altare maggiore cinquecentesco ricco di marmi, di pietre preziose e di bronzi lavorati”. Per raggiungere il balcone s’erano serviti di una scala lunga almeno quindici metri – un’esagerazione! – ed erano riusciti a compiere “l’audacissimo furto” mediante “il forzamento di due porte e l’asportazione dello specchio di una terza porta – spiegava nel linguaggio scarno delle agenzie di stampa, l’agenzia Stefani – Penetrati nella sagrestia i ladri trafugarono nove quadri: quattro tavole (40 per 40) del Perugino, raffiguranti Santa Scolastica, San Pietro, Sant’Ercolano e San Mauro; una tela del veneto Bassano L’inconorazione; una Flagellazione (inizialmente attribuita al Guercino, ma che si stabilì in seguito era opera del Caravaggio, ndr); una tela attribuita al Mantegna Gesù che porta la Croce; una tavola di Raffaello rappresentante due putti un’altra tela del Guercino, ed una copia del Perugino ”.

“L’autorità giudiziaria e di pubblica sicurezza sono sul posto” chiudeva l’agenzia Stefani, il suo primo lancio.