Sud dell’Umbria e Sanità, la Cgil “Stanno qui le strutture più vecchie”

Nuovo piano sanitario regionale e il ruolo di Terni, Narni-Amelia, Orvieto: si allarga il fronte delle rivendicazioni. “E l’Azienda ospedaliera non si tocca”

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L’ospedale di Terni

“Le strutture della parte del Sud dell’Umbria sono le più vecchie della regione. È necessario quindi potenziare il nosocomio di Orvieto, ridefinendo ruolo e funzione; realizzare il nuovo complesso ospedaliero di Narni e Amelia, considerando la necessità di prevedere un congruo numero di posti letto per la riabilitazione, e adeguare l’azienda ospedaliera di Terni, la cui organizzazione degli spazi è stata pensata negli anni ’30 e realizzata negli anni ’60 e non è adatta alle nuove esigenze e complessità assistenziali”.

E’ il testo di un ordine del giorno approvato dal direttivo della Cgil di Terni, che unisce la propria voce, quella dei rappresentanti del mondo del lavoro, a quella dell’Istituzione comunale.  “La drammatica esperienza che stiamo vivendo ha dimostrato l’importanza vitale del servizio sanitario nazionale pubblico ed universale – afferma il sindacato – cosi come ha messo in luce tutte le sue debolezze figlie dei tagli indiscriminati di risorse economiche perpetrate da tutti i Governi che negli ultimi anni si sono succeduti alla guida del paese”.

Per la Cgil l’Umbria ha retto l’urto grazie all’impegno e al sacrificio del personale sanitario e di quello di aziende e cooperative, ma ora non è più rinviabile il varo di “un piano sanitario regionale che riaffermi con forza il ruolo del servizio pubblico e fornisca strumenti normativi chiari ed inequivocabili che consentano l‘integrazione tra azienda ospedaliera, territorio e ospedali comprensoriali, non più basato su convenzioni tra Aziende che non producono i risultati attesi”.

“Così come – insiste la Cgil – nel piano sanitario regionale va dato avvio al piano delle demenze e delle cronicità, con riferimento a specifici progetti per: anziani, non autosufficienti, salute mentale, dipendenze, consultori familiari, medicina scolastica e carceri. Non è più rinviabile la riduzione delle liste d’attesa (che inevitabilmente favoriscono il privato) e una corretta presa in carico dei malati cronici, con il potenziamento dell’assistenza domiciliare. Va inoltre riaffermata – prosegue il sindacato – la vocazione specialistica dell’azienda ospedaliera, non unificata con quella di Perugia, favorendo un rapporto sinergico e strutturale con l’Università. È necessario, infine, portare a compimento le “Case della Salute” progetto non più rinviabile e sempre disatteso”.

In ultimo, non certo per importanza, per la Cgil di Terni vanno adeguati i livelli occupazionali per medici, biologi di laboratorio e psicologi (anche in funzione degli esiti e delle complicanze psicologiche derivanti dalla pandemia), personale infermieristico e della riabilitazione, operatori socio sanitari e personale amministrativo”.