Stato di agitazione all’Ast: nessun contatto per la cessione, fermata di almeno tre settimane

Ast stato di agitazione terni acciaierie

Sindacati pronti a battersi: “Preoccupante clima di smobilitazione”

massimiliano burelli ast legality days stato di agitazione all'Ast
Massimilliano Burelli

Stato di agitazione all’Ast proclamato dalla segreterie sindacali e della Rsu. E’ il segnale di una preoccupazione da parte delle rappresentanze dei lavoratori, ma anche del fatto che si è pronti a dar battaglia. I sindacati chiedono a ThyssenKrupp di accelerare i tempi per la cessione dell’Ast “evitando un ulteriore indebolimento delle Acciaierie di Terni nella fase transitoria”, motivo per cui ritengono indispensabile l’intervento del governo “a garanzia di un asset strategico ed essenziale per il Paese”. “non può esser complice la pandemia per procedere ad una lenta ristrutturazione aziendale, questa volta partendo dall’anello più debole dei lavoratori”. Una preoccupazione che i sindacati definiscono più che fondata anche alla luce di alcune “dichiarazioni dell’AD di Ast, Massimliano Burelli, che ha inteso ribadire ai rappresentanti dei lavoratori che non è in grado di garantire il mantenimento dell’ assetto attuale”.

Le nuove comunicazioni che Massimiliano Burelli, ha inviato ai sindacati sono le seguenti: non ci sono trattative bilaterali in corso, l’operazione cessione prenderà avvio all’inizio del nuovo anno economico (ottobre); esistono quattro manifestazione informali di interesse da parte dei gruppi Marcegaglia e Arvedi e da parte di due altri soggetti, di cui non di fa il nome, che hanno sondato il terreno rivolgendosi direttamente alla ThyssenKrupp; c’è un calo sensibile dei volumi produttivi il che determinerà una fermata estiva tra l’ultima settimana di luglio e le prime due di agosto ma non si esclude un ulteriore prolungamento; non si rinnoveranno 17 contratti interinali sui 25 che scadranno a fine giugno.

Pandemia o no la situazione viene giudicata preoccupante. Quindi stato di agitazione dell’intero sito, contatti con le istituzioni e con i parlamentari (anche quelli europei) eletti in Umbria. Anche perché, in verità, al di fuori dei confini dell’Umbria, non si sente parlare della questione acciaierie di Terni. Per parte loro i sindacati affermano di ritenere “non più tollerabile l’atteggiamento dell’azienda che in maniera organizzata diminuisce organici, modifica l’organizzazione del lavoro non tenendo conto delle professionalità e della formazione, mettendo a rischio la sicurezza dei lavoratori e contestualmente dando il senso di smobilitazione”.