Sotto a chi tocca: la “riffa” per un prelievo al “Centro salute”

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La privacy? E che è? Al distretto sanitario del Villaggio Italia, che per la verità si chiama ufficialmente “Centro di salute n.2, Punto di erogazione servizi (Pes) di via Papa Giovanni XXIII per le ex circoscrizioni Ferriera, Cervino, Collescipoli, per la verità funziona tutto bene, quindi qui non si tratta di esporre lamentele. C’è un neo, però. Uno di quelli che è come se stessero sulla punta del naso e che per quanto piccoli rimbalzano agli occhi e lasciano un ricordo negativo della faccia intera. E’ appunto la questione privacy. Non perché loro, gli operatori, non ci tengano ed infatti invitano spesso la folla che si accalca sulla porta della sala prelievi a farsi indietro e ad aspettare il turno sancito da un numeretto che si prende all’arrivo.

Da lì comincia l’affannosa ricerca: “che numero ha lei?”. “Io? 28”. “Eh no – fa eco una signora – 28 ce l’ho io!”. “Ah e allora siamo tre – si aggrega un giovanotto – Io pure ci ho 28”. “Ma no spiega – uno pratico – Non avete 28… Fate vedere. Eh, me pareva: lei ha 281, lei 282, e tu ragazzo 283”. “Ammazza! ma quanti ne fanno ogni mattina!”. Vagli a spiegare che le cifre che contano nei fatti sono le ultime due, che la prima è solo quella che segna le “centinara” di un rotolone di numeretti da mille.

Uno dice: “Beh, ma che m’importa tanto c’è il televisore”, che poi sarebbe uno schermo di computer, dove – racconta uno molto anziano – una volta compariva il numero e chi ce lo aveva poteva entrare. Il fatto è che il “televisore” s’è rotto. Quando? Nessuno lo sa più ormai. “Io so’ venuto a agosto era già spento”, testimonia un uomo in tuta ginnica stravaccato su una delle sede disponibili. Poche, veramente, ma sufficienti perché tanto stanno tutti in piedi davanti alla porta, ad aspettare che l’infermiera, da dentro, dica “Avanti”. Ed allora è tutto un interrogatorio: “Che numero ha lei? E lei? Che numero aveva quello che è uscito? E che numeri hanno quelli che stanno ancora dentro”. “Scusi – osa uno bassotto rivolgendosi all’infermiera – ma a che numero tocca?”. “E che ne so io? Se non lo sapete voi…” è la risposta, d’altra parte pure comprensibile.

Uno che va lì, a “buttar sangue”, alla fine si distrae pure, e tutti hanno l’occasione di socializzare senza immergersi nel solito scorrere dei post sul telefonino. Il sospetto è legittimo: che sia la cura proprio contro l’abitudine ad isolarsi?

Ma quanto costerà mai uno schermo di Personale Computer di quelli piccoli e di senda mano?