Siri occupata dagli operai. Ma la chiusura fu inevitabile

Il 30 gennaio 1984

La Siri era ormai agli sgoccioli. Non aveva più commesse dopo aver costruito impianti industriali per la produzione dell’ammoniaca sintetica in mezzo mondo. I dipendenti erano ridotti ad una quarantina. La direzione aziendale annunciò la chiusura della fabbrica. Dopo una massiccia dose di cassa integrazione i dipendenti sarebbero stati licenziati. La risposta degli operai era stata dura: la fabbrica era stata occupata, le portinerie bloccate. Un vero e proprio braccio di ferro si instaurò tra i rappresentanti dei lavoratori e la direzione aziendale, che arrivò a chiedere quel giorno, l’intervento del pretore di Terni affinché l’occupazione di quei capannoni testimonianza di una storia industriale secolare e il blocco delle portinerie cessassero.

Siri ex Siri ex ferriera pontificia
La fabbrica della Siri

L’iniziativa della direzione fece scalpore. Il ricorso alla magistratura contro gli operai che difendevano il diritto al lavoro fu considerato “Un fatto politicamente grave – così come dichiararono in una nota ufficiale congiunta la Cgil, la Cisl e l’Uil  – che tende a scaricare sui lavoratori responsabilità che riguardano direttamente la direzione aziendale e che hanno prodotto un degenerarsi della situazione produttiva e finanziaria”.

Qualsiasi opposizione alla chiusura da parte degli operai nulla poté. La fabbrica non riaprì più e alla metà del 1985 fu dichiarata fallita.

Quasi nel disinteresse generale si concludeva un’esperienza che era stata di grande prestigio e che aveva portato la società Terni ad essere uno tra i produttori più importanti d’Europa di ammoniaca e di fertilizzanti. E soprattutto sparì un centro di ricerca che,a suo tempo, era stato tra i più avanzati in Italia.

 

Ammoniaca sintetica Siri
Luigi Casale

La fabbrica era nata negli anni Venti del secolo scorso sulla base degli studi e delle intuizioni di Luigi Casale⇒, uno scienziato piemontese, che aveva inventato un procedimento per la produzione industriale di ammoniaca tramite l’azoto atmosferico. Una scoperta di grande rilevanza economica se si pensa che l’ammoniaca trovava (e trova) impiego in numerose produzioni industriali che vanno da quella dei fertilizzanti per l’agricoltura, alla tessile, alla fabbricazione di esplosivi e, in tempi più moderni, dalla produzione di nylon fino alla potabilizzazione dell’acqua.

L’iniziativa fu della Carburo di Calcio allora già passata in proprietà alla Società Terni. Luigi Casale⇒, però, morì poco tempo dopo, nel 1927, quando stava lavorando ed era praticamente giunto all’individuazione del procedimento per la produzione di alco metilico sintetico da utilizzare nei motori a scoppio al posto della benzina.

®Riproduzione riservata