Servizio idrico, “O bevi o affoghi”: M5S denuncia ultimatum ai Comuni per la cessione ad Acea

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Terni via dell'Ospedale

Ci siamo. La cessione di quote della società Sii (Il Sistema Idrico Integrato) all’Acea sarebbe ormai imminente, nonostante le prese di posizione di netta contrarietà espresse in più sedi, prima fra tutte nel Consiglio Comunale di Terni. La denuncia viene dal Movimento Cinque Stelle, in particolare dai gruppi consiliari ai Comuni di Terni, Narni e Amelia. “La SII è in squilibrio finanziario, la svendita ad Umbria Due controllata di ACEA pare imminente – affermano in un documento congiunto i tre gruppi consiliari – Questo è quanto deduciamo da un carteggio che c’è stato tra il Servizio Idrico Integrato ed i vari Enti che anni fa costituirono questa partecipata pubblica, da sempre gestita come una partecipata a condotta privata”.

E’ successo che ai primi di aprile il consiglio di amministrazione ha presentato all’assemblea una proposta di delibera nella quale, premesso che “non è più rinviabile la risoluzione dello squilibrio finanziario della SII, riconducibile a cause esogene alla gestione societaria, caratterizzata da equilibrio economico”, si propone ai Comuni membri del consorzio di procedere al versamento di cifre a ripiano del debito. Non è un debito da poco: 19 milioni di euro, ma sembra che basti versare qualcosa in meno: 16 milioni.
“Una sorta di ultimatum che arriva proprio mentre  i cittadini ed i presìdi democratici locali unitamente ai consigli comunali e le commissioni di controllo, sono messi in quarantena – commentano i Cinquestelle – Una richiesta di contributi cospicui rivolta ai Comuni chiamati a sanare lo squilibrio di bilancio della partecipata, qualora – si riporta testualmente – non si realizzassero progetti di razionalizzazione e riequilibrio”.

E quali progetti ci sono in tal senso? “A noi – dice M5S – ne viene in mente solo uno, molto controverso che prevede l’alienazione della maggioranza delle quote di ASM SpA ad UmbriaDue Scarl, società controllata da ACEA. Progetto boicottato dalla stessa maggioranza che fece mancare il numero legale al sindaco di Terni. Progetto rispedito al mittente da alcuni comuni come quello di Parrano con deliberazioni del consiglio comunale. Progetto non voluto dalla maggioranza dei ternani e degli umbri coinvolti in questa operazione”.

Come a dire: o si porta a compimento quel progetto, che vedrebbe consegnata nelle mani di Acea il ruolo di maggioranza in posizione dominante – o chi è contrario può sempre mettere mano alle casse comunali. Si tratterebbe, secondo il riparto calcolato dallo stesso Sii, di estrarre da quelle casse pacchetti consistenti di soldi: si parte dai 1.900 euro di Polino, e i diecimila di Acquasparta e si arriva ai 481mila di Amelia, ottocentomila di Narni, 931mla di Orvieto, tre milioni di Terni con in più 2 milioni e 880 mila di Asm.

Il MoVimento 5 Stelle ricorda che al Comune di Terni, unitamente alle minoranze di Palazzo Spada, aveva richiesto oltre cinque mesi fa “di avviare una commissione d’indagine per capire come fosse stato possibile creare questa mole di debiti gestendo un asset che quasi ovunque riesce a garantire cospicui guadagni”. “Il Sindaco di Terni – continua il documento dei gruppi consiliari M5S – da sempre sponsor di questa operazione ovviamente ha preferito mettere in naftalina tale richiesta perché probabilmente più che compiere azioni verso i presunti responsabili di questa situazione ha preferito, come nel caso del dissesto, far pagare i cittadini. Non consentiremo che con il favore di questa situazione tragica che vede limitate le libertà personali di tanti cittadini che responsabilmente rispettano il regime di quarantena, qualcuno pensi di mettere mano su quello che da esito referendario rappresenta un bene Pubblico”.