Quote Sii dell’Asm in vendita: salta il consiglio comunale

terni

Mannaggia, forse sarà tutta colpa dell’influenza.  Ci mancava pure che proprio adesso arrivasse l’ondata del contagio, manco a farlo apposta,  quando c’era da esprimere il parere su quella controversa faccenda della cessione delle quote che l’Asm possiede dentro il Servizio Idrico Integrato.

Così si è dovuto rinviare tutto, per la delusione di quelli del Comitato che si batte perché  l’acqua sia pubblica pubblica, i quali affollavanoi l’aula consiliare di Palazzo Spada perché mica sembrano tanto contenti. Non vedono tanto di buon occhio, cioè, che l’Acea (attraverso la controllata Umbriadue, cui le quote dovrebbero essere trasferite in cambio di un pacchetto di milioni) diventi il socio di maggioranza “relativa” dentro il Servizio Idrico col 43 per cento delle azioni. Sì, è vero che il 51% per cento del Sii rimarrebbe in mano al consorzio dei Comuni, ma tra di essi l’azionista più consistente è il Comune di Terni che detiene quasi il 19% delle quote azionarie. Ma poi dall’altra parte, quella privata, c’è sempre un socio che è di gran lunga più “pesante” e che annoversa tra i propri scopi quello di far business anche sulla gestione delle acque..

Una questione spinosa, non c’è che dire. E nella giornata di martedì 10 dicembre il consiglio comunale, che controlla Asm, avrebbe dovuto dire la sua, approvare o meno la delibera di ASsm che determina la vendita.

Invece allle 16.50 il presidente del consiglio comunale Francesco Maria Ferranti, al secondo appello, ha constatato la mancanza del numero legale e ha annullato la seduta. Dice Ferranti: “Voglio puntualizzare quello che è accaduto oggi, il regolamento prevede due appelli a distanza di 30 minuti l’uno dall’altro. Al secondo ho constatato che non c’erano 17 consiglieri. Ho infine invitato il presidente del Comitato No inceneritori a non intervenire in aula in maniera arbitraria ma a chiedere una regolare audizione che mi sono impegnato a svolgere nel giro di 48 ore”.

La risposta che è arrivata da oltre le transenne è stata un bel coro “Buffoni, buffoni”.

Da parte della maggioranza c’è chi ha provato a prendersela con la minoranza che avrebbe dovuto, essa garantire la presenza del numero legale. Invece sono soddisfatti i consiglieri di opposizione i quali interpretano l’accaduto come una specie di marcia indietro o, almeno secondo alcuni ottimisti, come l’occasione di non fare le cose di corsa così come sembra s’era stabilito da fare da parte dell’amministrazione. La città, si sostiene, si è riappropriata di alcune sue prerogative. Si vedrà.
Per l’intanto il gruppo Uniti per Terni, che è schierato in maggioranza ma anche in minoranza (la fantasia in politica è una virtù), dichiara: “Siamo stati determinanti nella mancanza del numero legale, per noi si tratta di un atto doveroso nei confronti di tutti coloro che su questa vicenda chiedono trasparenza e il rispetto di tutta la normativa. E’ una vicenda complessa, occorre che l’Amministrazione Comunale dica con grande chiarezza che cosa vuole fare di Asm e come intenda gestire nel futuro l’idrico che non può essere appannaggio di un privato”.
“E’ una grande vittoria della città – dichiara Senso Civico – Terni si riprende la sua titolarità su una vicenda essenziale come quella di un bene essenziale quale l’acqua. E’ una vittoria di tutte quelle forze che hanno chiesto trasparenza, approfondimento, dibattito. Non si può alienare una presenza strategica, determinanete, con tanta disinvoltura”.
“Le numerose lacune evidenziate durante i lavori in commissione di una operazione che si voleva assicurare in una rapidità alquanto anomala – dichiara il Movimento Cinque Stelle –  hanno fatto si che la maggioranza non abbia raggiunto il numero legale. Comprendo i dubbi di tanti consiglieri a fronte di una operazione ancora da chiarire in molti aspetti, in particolare sul futuro dell’idrico quale bene essenziale della comunità ternana. Volendo sintetizzare la giornata di oggi con una battuta questa operazione fa acqua da tutte le parti come purtroppo molte delle reti idriche”. 

Ma allora l’epidemia influenzale non c’entra niente.