Professione? “Rivoluzionaria”. Il Thyrus d’Oro a Renata Stefanini Salvati

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Rivoluzionaria

Una donna coraggiosa, moderna, colta. “Una rivoluzionaria di professione”, come si è definita lei stessa in un libro pubblicato quasi vent’anni fa. Renata Stefanini, il cognome Salvati lo aggiunse nel 1960, col matrimonio con Francesco Salvati militante, come lei, nel Partito Comunista.
Era il partito comunista del dopoguerra, “granitico”, attento alla selezione dei propri militanti ed ancor più dei propri funzionari. Renata Stefanini dovette passare un duro esame per essere ammessa: imprigionata dai nazifascisti e condannata alla fucilazione era sopravvissuta. La sentenza non fu eseguita per una serie di circostanze drammatiche che furono concomitanti con l’ora in cui essa avrebbe dovuto aver luogo: “Lo scompiglio creato da un mitragliamento a bassa quota, dall’intenso bombardamento e cannoneggiamento che precedeva l’arrivo degli alleati, lo sfondamento del fronte, la fuga in un inferno di fuoco tra i vigneti del Chianti, non convincevano: ero viva, perché? Avevo forse tradito?”. Fu passata al setaccio – racconta nel suo libro – tutta la sua vita, la parentela, le amicizie, le conoscenze. Ma alla fine tutto fu chiaro e Renata entrò nella direzione ternana del Pci come responsabile della commissione femminile. La Liberazione era appena avvenuta.
Seguirono gli anni duri della ricostruzione di Terni devastata dalle bombe e dalla guerra; la cui popolazione si batteva contro la miseria; il ruolo del Pci era e fu di primo piano, grazie al sacrificio dei militanti.
Renata era l’unica donna in una schiera di funzionari, e già questo rendeva il suo impegno più difficile. Era necessario dimostrare vigore, competenza, dedizione. Cosa che avveniva anche attraverso la diffusione dell’Unità porta dopo porta. Ma su lei si faceva affidamento se fu inviata alla scuola di Partito.

Poi i momenti difficili del Pci: dall’attentato a Togliatti e, per restare a Terni, all’uccisione di Luigi Trastulli e alle battaglie susseguite ai licenziamenti di massa. Su questo si innestarono difficoltà di tipo ideologico: l’espulsione dei “titoisti”, l’accusa sempre possiible e pericolosa di trotzkismo sempre incombenti e utilizzate a volte – racconta – per risolvere questioni e divisioni personali. Poi il congresso del Pcus del 1956 che contribuì a rasserenare in qualche modo gli animi sgombrandoli da sospetti e divisioni.

Renata Stefanini fu per il partito una risorsa che fu valorizzata negli incarichi in seno alle giunte Michiorri, Secci ed Ottaviani. Una presenza sempre sottoposta a turbolenze, comunque, la sua in seno all’amministrazione: con nomine a metà del mandato amministrativo o sostituzioni anzitempo.

Si occupò principalmente di pubblica istruzione, ma forte fu il suo impegno per quella che, negli anni successivi, si chiamò “emancipazione femminile”.

A Renata Stefanini Salvati è ’stato conferito dal sindaco di Terni, Leonardo Latini, il Thyrus d’Oro. Una cerimonia riservata: “Dopo anni di dimenticanza – ha detto lei – ricevo questo ricordo e sono grata al sindaco perché poteva benissimo ignorare la deliberazione (proposta dalle passata amministrazione, ndr) e con spirito molto democratico ha voluto invece che si realizzasse. E’ un riconoscimento che dà un valore a quanto molti di noi hanno fatto per ridare a Terni la speranza, la pace e la dignità. Mi auguro – ha evidenziato Renata Stefanini Salvati – che i cittadini ritornino ad amare la loro città e che attorno a questa Amministrazione si crei l’unità di tutta la città di Terni per ritornare a vivere ed a vedere il Palazzo comunale come il palazzo di tutti i cittadini”.

Il sindaco ha ringraziato Renata Stefanini Salvati, che “come donna in politica e come assessore ha contribuito in maniera determinante alla ricostruzione postbellica del sistema scolastico della città”.
Alla cerimonia erano presenti, oltre al sindaco, l’assessore comunale alla scuola Valeria Alessandrini, il consigliere Federico Brizi, i figli e la nipote di Renata Stefanini Salvati.

Il Thyrus d'Oro è un riconoscimento che la Città di Terni 
assegna per particolari meriti 
a chi ha dato lustro alla comunità ternana.

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