“Politica, basta scaramucce: è ora di dedicarsi ai problemi della comunità”

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TERNI, SPRONE DEL VESCOVO NELL’OMELIA PER SAN VALENTINO

Mai dimenticare che Terni è la città di San Valentino. E non dimenticarlo significa vivere avendo a modello di comportamento l’insegnamento del Santo dell’Amore; amore come rispetto degli altri, accoglienza, rifiuto delle discriminazioni, protezione di un’intera comunità di cui Valentino fu custode e difensore e per il quale, “all’età di 97 anni ha sacrificato la propria vita”. Azione seria, concreta e disinteressata. Da parte di ognuno e con tutti chiamati a fare la propria parte: politici, amministratori, associazioni, cittadini.

Custode e guida, fu San Valentino, “maestro della fede e padre dei giovani, intenti a far crescere e maturare l’amore e la famiglia e della dedizione alle persone sofferenti”. Eccola l’attualità dell’insegnamento di Valentino, così come ha voluto ricordarla nella sua omelia il vescovo suo successore, Giuseppe Piemontese, in occasione del solenne pontificale celebrato in occasione della festa del patrono di Terni.

Lo ha voluto ricordare, questo impegno, nell’occasione in cui aveva davanti a sé una cattedrale gremita di fedeli,alla presenza dei sacerdoti della diocesi, del sindaco di Terni Leonardo Latini, del prefetto Emilio Dario Sensi, del presidente della Regione Umbria Donatella Tesei, il presidente della Provincia Giampiero Lattanzi, del Questore Roberto Massucci, dell Magnifico Rettore dell’Università di Perugia prof. Oliviero, delle autorità militari regionali, provinciali e cittadine, dei sindaci dei Comuni della diocesi, i rappresentanti del mondo del lavoro, delle imprese, del sindacato, dei fedeli ternani e delle associazioni e movimenti della diocesi.

Il primo messaggio e per l’accoglienza, il rifiuto di ogni discriminazione. “La società di Valentino era variegata, multiculturale e multireligiosa. L’impegno di vescovo, di predicare la verità, lo ha portato a stabilire relazioni con tutti, a creare ponti per promuovere il bene comune, il benessere delle persone e testimoniare l’amore per ogni uomo o donna di qualunque condizione, sempre incurante dei pericoli” ha ricordato monsignor Piemontese . Questo concetto, fondamentale, va tenuto sempre presente. Esso è, ha aggiunto, “un modello per il vescovo”, ma anche per tutti coloro che hanno “obblighi verso le persone e responsabilità nella cura delle anime: preti, diaconi, ministri ed ecclesiastici vari; e infine è riferito a persone che hanno incarichi di governo nella civitas e nella promozione del bene comune: le istituzioni civili, militari e culturali, i sindaci e gli amministratori. Siamo tutti pastori, guide, ai quali è affidata la responsabilità e la cura del bene comune – ha affermato -, chiamati al servizio della collettività e delle singole persone nel campo religioso, civile, sociale e della difesa comune. Un servizio chiamato a mutuare le qualità del buon pastore: disinteressato, di relazioni intense, con le qualità dell’amicizia e dell’amore”.

Un impegno che è “servizio” disinteressato. Quindi “Lungi da noi il modello, ripudiato da Gesù, del mercenario, figura ambigua, volgare, spregevole e pericolosa, che purtroppo tende nefastamente a intrufolarsi nei vari settori della società. La figura del mercenario, oggi può declinarsi variamente e ben si associa a sfruttamento, corruzione, concussione, estorsione, assenteista, approfittatore, scansafatiche, sfaccendato, truffatore, irresponsabile…”.

Da qui il messaggio forte ed esplicito a “i primi cittadini e tutti gli “eletti”, persone scelte, nominate a una determinata carica mediante elezione, ad un impegno moralmente e intellettualmente elevato, sublime, nobile: Coloro che sono stati prescelti da Dio per la salvezza eterna. Coloro che si distinguono per purezza di sentimenti, per nobiltà di ideali, qualità che vogliamo invocare nella preghiera per tutti i servitori della civitas”.

Infine l’invito, in forma di augurio, “agli eletti delle nostre amministrazioni”. Ad essi si è rivolto direttamente monsignor Piemontese a conclusione dell’omelia. Chiedendo che si chiuda una fase di “assestamento” e che si stabilizzi la compagine di governo. Metter fine alle diatribe politiche, alle polemiche e alle scaramucce da campagna elettorale. E’ ora che ci si concentri sui problemi  per conoscerli con completezza e “avviare con continuità, programmi di sviluppo credibili ed efficaci; di mirare a volare alto nel disegnare il futuro delle comunità; di adoperarsi per creare a favore dei cittadini, accesso semplice e rapido nella complessa macchina amministrativa, onde concorrere a semplificare e a risolvere i problemi; far sì che il palazzo di città sia sempre più la casa comune, “il comune”, dove i cittadini trovino aiuto ai loro bisogni, sostegno ai loro progetti  e ulteriore spinta propulsiva  verso uno sviluppo generale e condiviso; tutte le forze vive della città: amministratori, imprenditori, sindacati, università, organismi culturali, chiesa cattolica e organizzazioni religiose facciano ogni sforzo per creare opportunità e luoghi dove i giovani possano crescere sani e ingrandire le loro capacità per la propria realizzazione  e per il bene dei nostri territori. Oggi, in modo particolare, la nostra preghiera si fa intensa, corale e fiduciosa perché nella città e nelle terre di san Valentino prosperi il benessere, la pace e amore”.