Piscina Clt: un tuffo da dieci metri per entrare nella storia

Terni piscina del circolo lavoratori anni sessanta

Ioppolo li batté tutti. Salire fin lassù e tuffarsi era la sfida, la prova di coraggio, la dimostrazione che uno era “lu più”. D’altra parte, come raccontava uno che s’era cimentato nella prova, già prima di lanciarsi dalla piattaforma più bassa, quella dei cinque metri, c’era da pensarci. «Sembra poco,

ma da llì la piscina parea ‘na cartolina. Quanno po’ annavi a dieci metri, andro che cartolina! ‘N francobbollu…!». Come si chiamasse all’anagrafe Ioppolo quelli che la raccontano non se lo ricordano, ma nessuno ha dimenticato che lui fu tra i primi a tuffarsi da lassù. E quando, dopo qualche settimana, diventarono diversi quelli che riuscivano a farcela, lui cominciò a “farlo strano”: dal tuffo con l’impermeabile passò a quello con l’ombrello aperto, fino a quando compì la performance più assurda, pericolosa ma che gli ha permesso di entrare nella leggenda metropolitana: dalla piattaforma alta dieci metri della piscina del Clt, in via Muratori, si tuffò con la bicicletta.
Era la Terni degli anni Cinquanta. La vita “sociale” era lì che si svolgeva, d’estate. Al complesso sportivo del circolo lavoratori della Terni, il Clt, che ai tempi si chiamava Cda, Circolo Dopolavoro Aziendale. “Lu bocciodromu”, lo chiamavano tutti. A fianco ai campi da bocce, alle palestre, alla pista di pattinaggio, nell’estate del 1949, si costruì la piscina. Per Terni fu la prima (e unica fino al ’70) piscina. Fino ad allora per nuotare c’erano il lago, “lu vascone” alla Cascata, il fiume Nera, e la forma dei Cavalli. Da allora “lu bocciodromu”, il complesso sportivo e per il tempo libero del dopolavoro della Terni, diventò “giù la piscina”. E la sera ballo all’aperto.
Che fine abbia fatto Ioppolo, non si sa: c’è chi dice che sia finito negli Stati Uniti, dopo aver sposato un’americana: “co’ ‘na nave de sordi”, aggiungevano con gli occhi scintillanti quelli che alla “movida” del Clt erano erano stati seguaci e fans dello spericolato tuffatore.
Con la piscina Terni si sentì più importante: quel rettangolo azzurro, il bar col juke box che andava a tutto volume. Quattro bracciate rinfrescanti ed una gassosa con la cannuccia sorbita stravaccati sulla sdraio. Un impianto all’avanguardia approntato per l’attività agonistica: gare di nuoto, e di tuffi. La piattaforma, azzurra, a sbalzo sullo specchio d’acqua, ed a fianco un trampolino elastico, alto “solo” tre metri. Era uno degli “orgogli” cittadini. Da mettere sulle cartoline. E ce lo misero! Cosicché quella piattaforma è stata per 65 anni uno dei “segni” distintivi della città: segni minori, certo, ma di quelli scelti dalla gente. Ormai non esiste più. Cancellata. Demolita. L’impianto è stato ammodernato, messo a norma e la piattaforma era troppo pericolosa. Non è bastato sbarrare e poi demolire il primo tratto della rampa di scalini per la salita. C’era chi andava su lo stesso, magari di notte. Per rinverdire – forse – i “trionfi” di Ioppolo.

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