Pietro Conti primo presidente dell’Umbria

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Era il 28 luglio 1970, la sala del consiglio provinciale di Perugia, in piazza Italia, era affollata di gente che applaudiva. Una bambina uscì dalla tribunetta dei giornalisti: avanzava quasi del tutto nascosta da un mazzo di garofani rossi che recava in mano e che consegnò a Pietro Conti. Conti, spoletino, comunista, ex segretario della Cgil e prima del Pci perugino, era stato appena eletto presidente della Regione Umbria. Il primo della storia. Conti fu eletto da una maggioranza composta da Pci, Psi e Psiup: 17 consiglieri su 30. Era nata la Regione dell’Umbria.Le Regioni, previste dalla Costituzione del’46 furono attuate con forte ritardo. In Umbria, specialmente, era richiesta a gran voce, da tempo. Nel 1963 s’era anche proposta una legge di iniziativa popolare per chiedere la Regione: 65mila lavoratori umbri la sottoscrissero.
E quando, nel 1970, furono finalmente chiamati alle urne, gli umbri, risposero in massa: oltre il 90% andò a votare. Le liste dei candidati erano otto col simbolo dei partiti ufficialmente costituiti. Ma erano il Pci e la Democrazia Cristiana, come in tutta Italia, i due contendenti principali. Una divisione acuta ma che in Umbria, ad esempio, non aveva impedito una decina di anni prima l’avvio di un confronto serio sui problemi del territorio regionale  e sulle cose da fare per affrontarli. Una disponibilità al confronto, un dibattito che sfociò in un Piano per l’Umbria, documento da presentare al governo italiano. L’iniziativa, per la verità, poi si sgonfiò, ma  è restato il segnale forte legato ad una concezione dell’agone politico, molto diversa rispetto ad oggi per modi e contenuti.
Alle elezioni del 1970 in Umbria, dove le città e le province erano per la massima parte “rosse” il Pci si confermò partito di maggioranza. Erano i tempi dei governi di centrosinistra e la scelta dei socialisti di entrare “nella stanza dei bottoni” aveva avuto qualche ripercussione. Ma nel 1970 in Umbria sembrava che l’accordo tra i due partiti della sinistra lavoratrice fosse tornato, nei fatti, organico. La risposta degli elettori, si votava anche per le comunali e provinciali, fu chiara e sgombrò il campo da dubbi. Il Psi locale, inoltre, mostrava una certa insofferenza rispetto alle alleanze di centro sinistra laddove esse erano state costituite. I numeri parlavano: l’unica alternativa ad una maggioranza di sinistra alla neonata Regione dell’Umbria, sarebbe stato il commissariamento. E sarebbe stato un gran brutto esordio dopo tante battaglie. Il Psi ottenne circa 49 mila voti, il 9,5 per cento,  e  tre seggi sui trenta del consiglio regionale. Tredici seggi per il Pci (oltre 215 mila voti, il 41,8%); nove seggi alla Dc (quasi 155 mila voti, il 30,1%). Per il resto: due seggi al Movimento Sociale (27.838 voti, 5,4%); un seggio ciascuno al Psiup (4,6%), al Partito socialista Unitario (4,4%), ed al Partito Repubblicano (2,4%). Il Partito Liberale fu della partita, ma col suo 1,8% non ebbe eletti.
La prima riunione del consiglio regionale fu convocata, a Perugia, nella sala dei Notari, luogo prestigioso e di forte simbolismo. D’altra parte non esisteva una sede della Regione, tanto è vero che per qualche anno l’assemblea legislativa umbra si riunì nell’aula consiliare della Provincia. All’insediamento erano presenti tutti i sindaci umbri con i gonfaloni dei Comuni. E tanti cittadini. Il sistema elettorale in vigore non prevedeva elezione diretta del presidente della Regione. Serviva un accordo tra le forze politiche: lo si trovò in poco tempo. A metà luglio Fabio Fiorelli, ternano, socialista, divenne il primo presidente del consiglio regionale. Una settimana dopo fu eletto Pietro Conti. Per la Giunta s’era dovuto superare solo l’imbarazzo della scelta: la maggioranza poteva contare su gente esperta e capace: da Ezio Ottaviani a Alberto Goracci, da Alberto Provantini, a Germano Marri, Francesco Mandarini, Settimio Gambuli, Mario Monterosso, Mario Belardinelli, Ennio Tomassini. Tra i primi atti quello riguardante la nomina delle struttura tecnica: la regione iniziò ad operare nominando 37 dipendenti

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Per saperne di più:
-Fabio Fiorelli, "C'era una volta un socialista scomodo", intervista
di Franco Fogliano. Ed, Thyrus, Arrone, 1988.
-Alberto Provantini,"Quel luglio '70. L'Italia ha un cuore
verde. l'Umbria".Elio Sellino Editore, Milano 1993.
-Pompeo De Angelis, "L’isola senza mare-Storia del Piano di Sviluppo Economico
 dell’Umbria,Ed. Thyrus, Terni 2012