Piano sanitario regionale: il M5S alza l’allerta sui pericoli per l’azienda ospedaliera ternana

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Il nuovo piano sanitario regionale, preadottato dalla Giunta Umbra, fa nascere non pochi dubbi per ciò che riguarda il polo ternano. E come non potrebbe essere così se – come fanno notare consiglieri regionali e comunali del Movimento 5 Stelle – il piano parla ancora di “accorpamenti dell’alta specialità, fiore all’occhiello dell’ospedale ternano, unitamente ad una forte integrazione tra le Aziende Ospedaliere e differenziazione degli interventi chirurgici?”. 

I contenuti del piano sanitario umbro contengono proposte che “calate nella nostra realtà (quella ternana, ndr) appaiono come una minaccia soprattutto se tali accorpamenti saranno effettuati sulla base dei volumi di attività sanitaria”, scrivono i 5 Stelle in un documento, spiegando che, secondo loro, “è indubbio che quella di Perugia sarà l’azienda ospedaliera che riceverà maggiori vantaggi grazie al bacino d’utenza più esteso nonché un’Università che ne supporta l’attività”. Anche se quella stessa Università – va detto per la precisione – è in qualche modo impegnata all’interno dell’azienda ospedaliera di Terni, come unità di supporto tecnico scientifico e per la ricerca, essendo la sua presenza essenziale per l’esistenza di un’azienda ospedaliera.

I rappresentanti del Movimento si preoccupano per i possibili “ulteriori disagi e continui spostamenti per gli sfortunati pazienti della bassa Umbria che saranno sballottati come pacchi postali in base alla patologia che si presenterà”.  Ancor più grave, però, appare la faccenda dell’accorpamento dell’alta specialità. Dicono i consiglieri regionali dell’M5S Andrea Liberati e Maria Grazia Carbonari, ed il consigliere comunale di Terni, Claudio Fiorelli: “Quello che ci viene proposto oggi come efficientamento della sanità regionale rischia di avere l’effetto contrario anche a causa della tipologia dell’utenza delle due strutture ospedaliere umbre. Con l’accorpamento dell’alta specialità su Perugia verrebbe sicuramente meno molta della mobilità attiva proveniente dall’alto Lazio verso l’Ospedale di Terni (si stima una mobilità attiva di circa il 20% a fronte di un 9% del perugino) con il rischio concreto di non raggiungere, in ogni caso, quei volumi di attività minimi definiti dalla legge”.

Un vecchio pallino, nell’Umbria del Nord, quello di fondere le due azinde attualmente esistenti in Umbria in una sola.