Per Terni un nuovo ospedale, ma che sia pubblico

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L’Opinione

di GIOCONDO TALAMONTI

gIOCONDO tALAMONTI

Forte è la preoccupazione in merito alle scelte che investono il futuro del nuovo ospedale. Si dà per scontato che debba restare a Colle Obito, secondo la visione unilaterale della destra regionale e cittadina, ignorando di confrontarsi con le forze del territorio, le quali non pongono veti, ma intendono partecipare alla nascita del nosocomio. L’idea dominante è di agire prevaricando l’opinione pubblica e rifiutando di discutere programmi e progetti. Si va avanti senza sentire
nessuno, si fanno ipotesi prima di un ospedale pubblico e poi di un ospedale pubblico-privato con la partecipazione di privati che, a compensazione del loro intervento finanziario, avranno in gestione una parte dei servizi.

È appena il caso di richiamare l’articolo della Costituzione italiana che, al primo comma dell’art. 32, recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. Nella formula adottata si evince l’obiettivo finale dell’ordinamento alla tutela del bene-salute, il quale viene considerato, in primis, interesse individuale del singolo ma, soprattutto, interesse della collettività.

Uno dei più grandi fattori di rischio per la nostra salute è la povertà e il disagio sociale. Un sistema
sanitario degno dei principi costituzionali è la sola cura a quella malattia sociale che si chiama
ricerca del profitto a ogni costo. In effetti la legge 833/78 fa leva sui principi di “universalità”,
“uguaglianza” ed “equità”, ma è evidente che la sua ragione sociale sia andata perduta. Come altri
segmenti dello stato sociale, anche la sanità pubblica è entrata nel tritacarne dell’austerità,
attraverso il costante definanziamento pubblico, per lasciar subentrare la sanità privata, alla quale
stato e regioni elargiscono miliardi di euro per poi accorgersi che la strada da perseguire è solo la
pubblica, come ha evidenziato l’emergenza covid-19 in regioni che hanno adottato con sperpero per
le finanze dello Stato soluzioni speculative. Il diritto universale alle cure è divenuto un lusso a
giudicare dalla difficoltà per milioni di utenti di accedere alle cure sanitarie a causa delle
interminabili liste d’attesa, del costo dei farmaci, dei ticket e delle carenze nella riabilitazione e
nell’assistenza sociosanitaria. Il coinvolgimento di soggetti privati è ovviamente finalizzato agli
introiti.

La finanza di progetto (project financing), permette ai privati di porre restrizioni sui bilanci
delle strutture finanziate, a prescindere dal fabbisogno reale. L’aziendalizzazione delle strutture
sanitarie, l’ingresso dei privati che guardano al profitto nella sanità pubblica costringeranno il
personale sanitario a carichi di lavoro sempre maggiori, anche per le carenze degli organici. Queste
nuove “aziende” sanitarie sono per la maggior parte costruite attraverso la finanza di progetto, vale
a dire una operazione di finanziamento a lungo termine garantito dai flussi di cassa previsti dalla
attività di gestione o esercizio dell’opera stessa.


L’idea perseguita è potenziare la struttura pubblica ospedaliera di Terni; di avviare un confronto sul
tema, partendo dalle priorità sociali e costituzionali, ivi compresa la discussione su dove collocarlo.

L’occasione dei finanziamenti per operare in tal senso ce la offre la pandemia, non facciamocela
sfuggire per pura miopia o interesse personale.