Pensioni, riformare “quota 100” non significa tornare alla Fornero-Monti

L’Intervento

di CESARE DAMIANO

Si è molto discusso sulle scelte dei tecnici che compongono le varie Commissione a supporto del lavoro di palazzo Chigi. In particolare, il nome di Elsa Fornero ha fatto molto discutere. Ma, diciamo noi, quello che conta non sono solo i nomi. Conta soprattutto l’indirizzo politico che si vuole adottare.
Se la Commissione per la Programmazione Economica, costituita da Bruno Tabacci, obbedisse alla logica secondo la quale si chiamano i tecnici quando ci sono da fare “le scelte impopolari”, saremmo sulla strada sbagliata. Nessuno capirebbe. Soprattutto se ci si riferisse ancora una volta al sistema pensionistico. Ma noi non crediamo che questa sia l’ispirazione di Draghi.

Siamo convinti, al contrario, che si tratti di fare scelte “popolari” se vogliamo che la transizione abbia anche un carattere sociale e che non aumentino diseguaglianze e fragilità . Per questo, se parliamo di previdenza, in vista del superamento di Quota 100 bisognerà trovare una misura di flessibilità alternativa più efficace e meno discriminante perché sarebbe assurdo tornare alla rigidità antistorica della legge Monti-Fornero. La forza del PNRR è basata sulle scelte di investimento, non di rigore; di rilancio ed espansive e, quindi, popolari: sulla transizione ecologica, digitale, infrastrutturale e sociale. Sarebbe inimmaginabile muoversi in senso contrario sul welfare, attuando misure impopolari e restrittive che colpirebbero i più deboli: no grazie, abbiamo già dato. Le 8 salvaguardie degli esodati, con le quali dopo il 2012 abbiamo mandato in pensione 150mila lavoratori, sono la dimostrazione di quanto fossero sbagliate le scelte effettuate sulle pensioni al tempo del Governo Monti.

Adesso si tratta di scrivere una pagina completamente diversa.