Restano vivi, però, i timori manifestati a Terni sull’organizzazione dell’Alta specializzazione.
“Con il nuovo Piano sanitario regionale, rispetto al quale non ci sono ancora atti formali ma solo bozze di appunti frutto del lavoro dei 15 a Tavoli tematici, nulla cambierà sia per Terni sia per Perugia. L’organizzazione della rete ospedaliera resterà la stessa, con cinque ospedali di emergenza-urgenza e due Aziende ospedaliere. Poiché l’Umbria è una piccola realtà e, in alcune situazioni, non riusciamo ad avere numeri adeguati, proporremo maggiore collaborazione tra le strutture, con le equipe di alta specialità che avranno la possibilità di collaborare strettamente, senza incidere su qualità e offerta dei servizi all’interno delle Aziende ospedaliere, come confermato dalle procedure attivate per la copertura delle strutture complesse di alta specialità a Terni”.
Un discorso, quello dell’assessore Barberini che non farebbe una piega. Ma a Terni serpeggia da tempo il sospetto che prenda corpo l’ipotesi da qualche parte sussurrata di accorpare perugia e Terni in un’unica azienda ospedaliera e di fare altrettanto con le quattro Asl. Tutta la sanità umbra, in sostanza, “monocefalizzata” a Perugia.
E’ il sospetto che continua ad avere, ad esempio la Cgil: “I contenuti della bozza di Piano Sanitario Regionale esplicitano che l’ipotesi di Aziende uniche Asl-Ospedali, resta sul tavolo” si legge in una nota congiunta del segretario generale della Cgil di Terni Attilio Romanelli e di Giorgio Lucci, segretario della Cgil-Funzione pubblica, i quali spiegano il perché: “È inequivocabile la frase contenuta nel piano che dice : …in sintesi a seguito dei processi di integrazione dei servizi ai vari livelli, si determineranno gli elementi per valutare una possibile ulteriore semplificazione degli assetti organizzativi”.
Gatta ci cova, secondo la Cgil ternana la quale ricorda che “L’attuale assetto istituzionale, con quattro strutture, ha consentito in questi anni alla sanità umbra di ottenere ottimi risultati, sia in termini di risposta sanitaria che di sostenibilità economica. L’ipotesi di una ulteriore semplificazione vedrebbe dunque la nostra organizzazione fortemente contraria e pronta a forti iniziative di protesta”.
La solita querelle tra Terni e Perugia?
“Il tema è ben più complesso spiega la Cgil – si tratta di garantire a tutti i cittadini della regione elevati standard di risposta sanitaria, sia negli interventi di alta specialità che nel post acuzie. Il tema della valorizzazione degli operatori sanitari, della loro formazione, dell’organizzazione delle professioni sanitarie (infermieri, tecnici, ostetriche, fisioterapisti…) è presente solo nell’indice, ma incredibilmente sparisce all’interno del documento”. Niente di positivo quindi nell’ipotesi di nuovo piano sanitario umbro? “Bene l’ipotesi di un ampliamento dei servizi ambulatoriali ospedalieri, ma va chiarito con quali dotazioni organiche di personale, visto che anche questo tema non è presente nel piano”, specifica la Cgil, “Da discutere invece la possibilità di una vera integrazione tra Aziende Ospedaliere e Asl del territorio, elemento che giudichiamo positivo, che era uno dei punti qualificanti della vertenza sindacale che Cgil, Cisl e Uil hanno condotto negli ultimi due anni. A nostro avviso, però, non è chiaro con quale ipotesi organizzativa si intenda sviluppare questa integrazione”.
Chi alle affermazioni dell’assessore regole non crede per niente è il sindaco di Terni, Leonardo Latini: “Su queste tematiche c’è una piena sintonia dell’assise cittadina ternana, la regione di questo ne deve prendere atto. Oggi abbiamo visto che c’è un ‘ampia condivisione di tutte le forze sociali, c’è il pieno coinvolgimento di tutti i corpi intermedi. Una preoccupazione tangibile. Il piano sanitario regionale deve essere condiviso, gli stakeholder dovevano essere individuati magari prima, gli enti locali. Difendere i presidi sanitari è una difesa di civiltà. – ha specificato Latini – Abbiamo una intera città che esprime preoccupazione e che chiede risposte. Le preoccupazioni sollevate permangono, c’è un rischio oggettivo del depotenziamento della azienda ospedaliere locale. C’è una volontà di accorpare le strutture di alta specializzazione, non c’è scritto che si va verso una unica azienda ospedaliera ma, nei fatti, si va verso questo. Accentramento dei posti apicali al di fuori dei confini della nostra provincia, Chiediamo certezze. Chiediamo parole e soprattutto documenti chiari. Chiediamo due aziende ospedaliere di alta specialità integrata con gli ospedali territoriali, due Asl, una naturalmente con sede a Terni”.
“La città della salute è una buona notizia – ha aggiunto il sindaco – ma sarebbe opportuno un crono programma e un tavolo comune. L’ospedale di Terni è la struttura ospedaliera più vecchia dell’Umbria. Costi di gestione, di manutenzione ordinaria e straordinaria alta. Oggi c’è stata tanta partecipazione e condivisione perché dietro queste preoccupazioni si muoveranno delle battaglie e su queste si muoveranno tutti i cittadini a prescindere dalla appartenenza politica, nessuno di noi farà un passo indietro”.
Con queste premesse, sarà difficile cavarsela, nel nord dell’Umbria, con una semplicistica accusa di campanilismo.