Motogiro d’Italia: da Venturi a Bonanomi

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Proprio uguale uguale non è, ma la motocicletta con cui Marco Bonanomi ha vinto l’edizione 2015 della rievocazione storica del Motogiro d’Italia, è comunque una MV 175, una strettissima parente di quella con cui Remo venturi vinse nel 1957 l’ultima edizione di una delle più affascinanti gare motoristiche del mondo. La MV di Venturi, infatti, aveva un “qualcosa” in più, non solo perché quello di Bonanomi è un modello del 1955, ma anche perché la casa di Cascina Costa, pur non partecipando ufficialmente alla gara, nel 1957 aveva affidato si suoi piloti ufficiali (Venturi e Gilberto Milani) quella che in pratica era una moto da gran premio, limitata per rispettare il regolamento: via la carenatura, rimaneva però il motore bialbero molto potente nonostante la limitazione dovuta alla strozzatura del condotto d’immissione che era di diametro limitato, sempre per rientrare nei termini del regolamento. Per il resto Venturi ci mise del suo, sfruttando le doti di guida che ne facevano probabilmente il più esperto dei piloti stradisti del momento.

Ecco:  la moto di Bonanomi era una MV simile a quella, molto più stradale e ormai certo molto più anziana essendo ormai arrivata alla sessantina. Ma d’altra parte, il motogiro di oggi non è una gara di velocità, bensì di abilità e di resistenza. Per vincere è necessario essere in possesso di un mezzo e di un fisico che nonostante gli acciacchi – anche i piloti, almeno quelli più esperti, hanno un’età “matura”, mica solo le motociclette – reggano ad una kermesse che quest’anno, tanto per esempio, si è svolta in sei tappe su un percorso di 1700 chilometri, per la metà sotto la pioggia: complessivamente più di quaranta ore in moto, su quelle motociclette che non possono certo assicurare il confort di viaggio e di guida di certi mezzi di oggi.
Eppure anche quest’anno erano 102 gli iscritti, e pure quest’anno provenienti da ogni parte del mondo. La parte del leone l’hanno fatta gli italiani, che hanno fatto incetta di vittorie. Bonanomi primo nella gara classica, quella riservata alle moto di 175 cc costruite fra il 1953 e il 1957, ovvero gli anni in cui si è corso il Motogiro agonistico, prima dell’abolizione di tutte le corse su strade aperte al traffico in seguito alla tragedia di De Portago nella Mille Miglia. Nelle altre tre categorie si sono imposti il tedesco Michael Cassel (Moto Morini 3 1/2 VS) nella Classic, il bolognese Silvano Fabbri (Morini Sbarazzino 98) nella Vintage e il marchigiano Marino Lino (LML Star 4T) nella Motogiro turismo. Tutta gente esperta che col cronometro e i decimi di secondo va a nozze. La gara consiste, infatti, in una serie di controlli a tempo e, soprattutto, in prove speciali, tratti brevissimi, da percorrere in tempi imposti che sono di solito di alcuni secondi e decimi di secondo, il tutto “aggravato” da slalom, fermate, ripartenze e quando di più “fantasioso” sappiano arzigogolare coloro che allestiscono quelle prove.
Si è conclusa, così, la XXIV edizione della rievocazione storica – organizzata dal Moto club Terni “Liberati Pileri”- di una gara che, specialmente in quelle cinque edizioni degli anni Cinquanta del secolo scorso, ha catalizzato l’attenzione dell’Italia sportiva. Organizzata per promuovere, così come accadeva con la Mille Miglia per le auto, l’uso della moto, e quindi sostenerne le vendite. Una gara che vide schierarsi al via tutte le principali case costruttrici, che vide impegnati piloti di tutto rispetto e molti fuoriclasse. Non a caso tra i vincitori figura gente come Tarquinio Provini, Emilio Mendogni, e lo stesso Remo Venturi, che con la MV corse anche nel campionato mondiale della classe 500 quale coéquipier di John Surtees, vincendo un entusiasmante gran premio d’Olanda ad Assen. E lo stesso Venturi, ormai avanti con gli anni ma sempre determinato e appassionato si è schierato al via in quasi tutte le edizioni della rievocazione storica, raccogliendo applausi nelle diverse parti d’Italia dove si ricordano ancora le sue performance al Motogiro e la vittoria della Milano – Taranto, un’altra gara che fece epoca.

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