Mobilitazione per Ast: il sindacato bussa alla porta della Regione, ma nessuno apre

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Mobilitazione ast
L’incontro del sindacato coi parlamentari eletti in Umbria

C’è un assente che “brilla” nella partecipazione alla mobilitazione per evitare il depauperamento del sito siderurgico umbro che sta a Terni: è la Regione. E’ il sindacato Fiom, i metalmeccanici della Cgil, a sottolinearlo. Soprattutto in considerazione del fatto che negli incontri fin qui succedutisi con i rappresentanti delle istituzioni, i sindacati (non solo la Fiom) hanno apprezzato la partecipazione, la condivisione delle preoccupazioni dopo l’annuncio di cessione dell’Ast da parte della ThyssenKrupp e di alcuni punti fermi proposti dalle Rsu e dai rappresentanti di Fim, Fiom e Uil, Ugl, Fismic e sindacati di base. Così si sono comportati finora i parlamentari eletti in Umbria, così il sindaco di Terni Latini, “il quale – nota la Fiom in una comunicazione all’opinione pubblica -da tempo ha condiviso con le organizzazioni sindacali i quattro punti posti in ordine alla vendita”. E la Regione? “Abbiamo chiesto un incontro da oltre dieci giorni giorni e non abbiamo ricevuto risposta”.

La Fiom-Cgil di Terni è stata il 24 giugno 2020 al presidio – organizzato da tutte le Rsu di Ast – sotto il Municipio di Terni per chiedere alle istituzioni di stare dalla parte dei lavoratori e fermare il depotenziamento del sito. Con le stesse motivazioni siamo andati in piazza del Popolo a Roma, ieri, 25 giugno 2020, perché la vertenza di Terni è stata inserita tra le 100 vertenze nazionali che hanno animato l’assemblea nazionale di Fim, Fiom, Uilm. Iniziative importanti anche perché costruite con un profilo unitario, ora però siamo chiamati ad un salto di qualità dello stato di agitazione, con una fabbrica in cassa integrazione per quasi tutto il periodo estivo”. 

Il profilo unitario si incrina, per ikl momento, quando si arriva alla casella Regione. Fa notare la Fiom: “Alla riunione con il Ministero dello Sviluppo Economico del 28 maggio 2020 il governo regionale ha riconfermato gli impegni presi dalla precedente amministrazione nell’accordo del 3 dicembre 2014: sicuramente poco sul piano generale, ma che può diventare tanto per questa fase, a partire dalla messa in campo di “iniziative finalizzate al rafforzamento delle competenze ed alla riqualificazione del personale del sistema delle imprese appaltatrici”. La Fiom, comunque, si mostra in qualche modo fiduciosa che in Regione qualcosa si muova auspicando “che, come sempre accaduto, nelle vertenze importanti si possa trovare un percorso unitario, affinché le produzioni di eccellenza di questo territorio possano essere comprese e valorizzate in un piano nazionale della siderurgia, con un tavolo da aprire direttamente alla Presidenza del Consiglio dei Ministri”.

Anche perché il sindacato continua a denunciare che nel caso di Ast e TK “Siamo di fronte ad un’azienda poco trasparente e inaffidabile, che solo pochi mesi fa diceva che AST sarebbe stata rilanciata con gli investimenti realizzati dopo la vendita del settore Elevator. Lo stesso management, che oggi è incaricato di perfezionare la vendita del sito, sta andando avanti a colpi di forzature, prima, durante e dopo il lookdown. Dalle bramme indonesiane, alla ripresa a tutti i costi, fino ad oggi, con l’inspiegabile mancata conferma del contratto a 17 lavoratori in scadenza alla fine di giugno e la contestuale assunzione di dirigenti, oltre ad un’organizzazione del lavoro che continua ad essere confusionaria, non valorizza le professionalità e rischia di abbassare gli standard di sicurezza. Verificheremo se c’è un collegamento tra i due incidenti molto gravi che sono accaduti nell’ultima settimana e le modalità gestionali che l’azienda sta portando avanti in maniera unilaterale”.