L’omelia del vescovo e i problemi di Terni: per il sindaco Latini è arrivato il periodo degli esami

il sindaco di Terni Latini
Leonardo Latini, sindaco di Terni

Manco a farlo apposta. Le parole del vescovo di Terni, Giuseppe Piemontese, quelle pronunciate nella parte finale dell’omelia di San Valentino, sembrano calzare perfettamente sul piede del sindaco di Terni, Leonardo Latini.

Ha affermato il vescovo:“Vogliamo augurare agli eletti delle nostre amministrazioni di comporre e stabilizzare la compagine di governo  per conoscere con completezza le problematiche e avviare con continuità, programmi di sviluppo credibili ed efficaci; di mirare a volare alto nel disegnare il futuro delle comunità”.

Un augurio rivolto a tutti gli amministratori regionali e provinciali presenti ed alla trupopa di sindaci dei centri del circondario. Ma è di Terni che si parla principalmente consierando il giorno, l’occasione, il luogo.

Che ci siano state difficoltà di stabilizzazione della maggioranza di centro destra che governa Terni è cosa nota, dimostrata se non altro dallo spaesamento di una grande parte dei consiglieri comunali trovatisi catapultati sulle sedie di Palazzo Spada. Trasmigrazioni da un gruppo consiliare all’altro, con due consiglieri di opposizioni finiti in maniera organica nella maggioranza: mesi di continuo movimento: da qui a lì, da lì a là,  da là a casa passando per una presenza in giunta.

Uno potrà essere anche sindaco, quindi punta di diamante di uno schieramento, ma rischia il giramento di testa se quelli che siedono davanti a lui a Palazzo Spada si muovono in continuazione da una sedia all’altra. Specie se si trova a dover fare i conti con una giunta che non lo soddisfa pienamente, che potrebbe essere migliore e più efficace secondo lui, il quale invece nel nominare gli assessori deve tener conto, oltre che di certe competenze, di aspirazioni personali, di mire più o meno palesi, di incompatibilità caratteriali ed infine di ingerenze ufficialmente esterne ma che nella sostanza sono interne.

Sembra passata la tempesta, all’improvviso: a Palazzo Spada 19 consiglieri su 32, sono della maggioranza, più i quattro di “Uniti per Terni” che non si dichiarano proprio proprio organici del tutto, ma solo al 60-70 per cento. Sparuta l’opposizione: 5 consiglieri dell’M5S (erano sette), due del Pd (erano tre) uno ciascuno per Terni Immagina e Senso Civico. In teoria un consiglio comunale a burro e alici. Anche per quanto rigarda la giunta sembra che sia arrivata la quadratura del cerchio: la compagine di governo pare ora soddisfare Latini.

A tutto questo si aggiunge un gol pesante segnato contro la commissaria della Lega che si è vista sconfitta nel voler imporre un proprio candidato alle suppletive. E’ passata sotto silenzio la questione. Ma il sindaco di Otricoli sostenuto dalla commissaria abituata a strabordare anche nelle questioni amministrative non è passato. E’ pur vero che a prendere il posto di Donatella Tesei in senato la Lega non candida il nome sostenuto dal sindaco (Benedetta Salvati), ma la scelta è caduta – da parte di Salvini in persona – su un ex assessore della sua giunta “promosso” in Regione trovatasi all’improvviso nella possibilità di godere di un terzo miracolo. Minimo si tratta di un pari e patta e già significa una vittoria che va un po’ più in la della metà nei confronti di una Barbara Saltamartini che, almeno finora, non ha reagito con alcuna uscita delle sue del tipo “io sono io”.

In sostanza: la poltrona di Latini sembra più stabile per cui il sindaco può, come sollecita il vescovo, dedicarsi alla individuazione, allo studio, alla soluzione dei problemi della gente.

Gli tocca, ma d’altra parte lo sa dal giorno in cui ha accettato di partecipare alla competizione per aggiudicarsi il trofeo del tavolo a ferro di cavallo al piano nobile di Palazzo Spada: arriva sempre il periodo degli esami.