Vescovo di Terni, Narni, Amelia
Anche noi siamo preoccupati per la sicurezza delle persone e delle nostre città e apprezziamo chi con saggezza e lungimiranza protegge i cittadini. Però siamo anche preoccupati per tanta umanità che vive pacificamente tra noi, anche se in stato di indigenza.
I recenti provvedimenti interessano in particolare gli ultimi anelli del contesto sociale, ritenuti la causa del disagio percepito. Tra le conseguenze, forse non volute, avremo il rischio di rendere randagie e disperate persone che in qualche modo finora erano aiutate, seguite in un percorso di integrazione civile e quindi controllate. Se dietro a certe forme di accattonaggio si pensa vi siano organizzazioni criminali, forse sono queste che dovrebbero essere perseguite.
Un primo effetto del decreto sicurezza, in riferimento all’attività dell’associazione di volontariato San Martino, referente dei progetti legati all’accoglienza degli immigrati, è quello che a breve 18 persone non avranno più la possibilità di essere accolti e saranno fuori dalle strutture dove alloggiano; messi in strada, non rientrando nello status di rifugiati né in quello dei permessi straordinari, mentre altri saranno nella stessa condizione nei prossimi mesi. Ci chiediamo: dove alloggeranno? Come mangeranno? In quali strutture potranno curarsi?
La Chiesa ha offerto sempre accoglienza di emergenza negli anni passati e, anche nei prossimi mesi, ha messo a disposizione delle persone senza fissa dimora degli alloggi e pasti caldi presso la mensa San Valentino che è aperta in orario prolungato durante i mesi invernali.
I cittadini di Terni, provenienti essi stessi da varie regioni italiane e beneficiari di generosa accoglienza, hanno sempre praticato accoglienza e ospitalità. Non comprendiamo le ragioni di tanto repentino rinchiudersi in un fortino di disposizioni, che non risolveranno i problemi delle persone, non procureranno la sicurezza auspicata, ma ulteriore incertezza e la mortificazione dell’umanità, altrui e propria.